#lamiascintilla/11 - La tomba di Palach e la scuola del 'pronto soccorso'

Fu un amico a consigliarmi di farne un reportage e di portarlo al quotidiane locale. Aveva ascoltato il mio racconto di viaggio: una Pasqua trascorsa a Praga, pochissimi anni dopo l’invasione sovietica. Storie di gioventù e di libertà, di dissidenti e di eroi.Trovai anche il cimitero (fu un’avventura) dove era sepolto Jan Palach, suicida col fuoco, una terribile testimonianza di disperazione.

Salii speranzoso le scale della redazione, ne parlai col capopagina, consegnai i tre fogli dattiloscritti e me ne andai. Tre giorni dopo era pubblicato, con grande evidenza. Soddisfazione & orgoglio giovanile. “Mi piacerebbe collaborare con voi”, dissi al caporedattore, viso allegro, attivissimo, amante della lirica (diventerà uno dei massimi esperti in Italia). Cosa mi aspettava? Articoli di fondo? Politica? Riflessioni culturali o magari la Spal, da seguire come inviato speciale? “Da domani, nel primo pomeriggio, mi dissero in redazione, vai al Pronto soccorso e tiri su tutte le notizie che puoi, devi farti amici infermieri, medici ma soprattutto gli agenti di pubblica sicurezza di servizio”.

Per un paio di anni non persi un appuntamento e mi resi conto a nemmeno vent’anni, appena iscritto a Scienze Politiche, della complessità della vita, del dolore della gente, delle tragedie, della fragilità. Incidenti stradali, infortuni domestici, omicidi (tre, uno efferato). Il mondo, quello vero, passava anche dal Pronto soccorso di Ferrara, terminale di notizie brutte ma in larga parte - era la consolazione - risolvibili: “C’è di peggio”.

Il cronista, il giovane cronista, si formava in questo contesto e acquisiva consapevolezza mettendo insieme due qualità solo all’apparenza confliggenti: la sensibilità propria della persona che vive la difficoltà del prossimo e la professionalità (freddezza?) che deve avere per comprendere e narrare accuratamente il fatto.

E’ stata una palestra di vita e professionale, ho sempre pensato. La mia via al giornalismo ha poi preso una strada diversa dalla cronaca: l’ufficio stampa, abbinato alla corrispondenza locale; poi l’economia, la cultura e la politica. Ma quei volti tesi del Pronto soccorso, le sirene delle ambulanze, il concitato conversare dei medici, le lacrime dei parenti e i loro sospiri di sollievo sono sempre là, sullo sfondo, a ricordare che il servizio si esplica nei modi più diversi e impensabili. La chiamata, piccola o grande che sia, esige sempre una risposta. Anche per far valere, se ci sono, i talenti.

Disegno: archivio Palach

Ultima modifica: Ven 16 Ago 2019

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