La parola d’ordine viene dagli Stati Uniti. Apprendista scribacchino, giovane giornalista, costruisciti il tuo brand ( marchio), diventa la testata di te stesso!Si chiama personal branding e consiste nell’ essere il più visibile possibile sul web. Attraverso reti sociali, blog, ecc., bisogna costruire la propria reputazione, saltare in testa alla classifica delle ricerche di Google e sperare così di sedurre un redattore capo che, entusiasmato dalla tua personalità, giovane pivello, ti farà ponti d’ oro per farti correre nella sua prestigiosa rivista. Poco importa che cosa scrivi, e ancora di meno quello che pensi: l’ essenziale è di essere visto dalle parti di Facebook, Twitter, Linkedin, ecc.
Evidentemente, l’ efficacia del procedimento, alimentato soprattutto da think tank Usa come il Pew Research Center, va considerata con cautela, tranne che per qualche ‘firma’ già nota – visto che, per quanto riguarda il giornalismo online, internet continua ancora a non pagare, ma questo è un altro discorso. In ogni caso, la filosofia che sta sotto questo marchingegno è molto divertente.
I suoi promotori utilizzano paroloni come “valore di mercato” del giornalista, “marchio declinabile”, “monetizzabile”, “siete quello che tiwittate”, “gestire la propria impiegabilità (in relazione) alle aspettative del mercato”…
Allora, dio Google finirà per prendere il posto della commissione che dovrebbe concederti la tessera stampa? In ogni caso l’ argomento torna in primo piano: senza dei buoni risultati da motori di ricerca, niente salvezza. Bisogna sbattersi per montare in alto nelle pagine dei motori di ricerca, sognando di raggiungere un giorno il Graal del primo risultato in classifica.
A questo punto, non si tratta altro che di comunicazione, il cui primo obbiettivo è la promozione della tua persona attraverso il web. Bisognerà pensare a creare il proprio mezzo, ma (e vai con gli anglicismi…) in uno spirito ben lontano dal ‘do it yourself’ del nonno hyppie e più vicino invece all’ egotrip-marketing.
Perché uno dei pericoli del personal branding è una visione misera e utilitarista dei rapporti sociali: perché devi puntare su tutte le reti, anche amicali, in un’ ottica professionale, perché devi costruirti una immagine
Il discorso stile DRH (direttore delle risorse umane) è così apertamente rivendicato: devi venderti e travestirti da imprenditore. Gli eletti saranno pochi e allora ti devi battare. Potrai vantarti d’ aver ottenuto dei contatti telefonici (!) grazie al tuo blog e ai tweet e ai post… Ma si tratterà soprattutto di essere chiamato per fare un lavoretto in emergenza oppure per sostituire un’ assenza temporanea. Se non sei reattivo, non è grave: troveranno qualcun altro, ce ne sono tanti che si abbassano.
Le scuole di giornalismo che, con regolarità sconcertante, si danno da fare per esplorare proprio le strade che sono più da scartare, si gettano sul concetto, finendo per confondere informazione e comunicazione, e facendo penetrare nei cervelli disponibili la panoplia ( collezione) del “lecchino” biodegradabile, che intreccia senza fiatare la sottomissione al mercato e la precarietà.(CQFD-USA)

