Articolo 21 ha compiuto 10 anni. “Né sotto dittatura né sotto dettatura”: questo è il titolo che l’associazione, riprendendo una frase di Oscar Luigi Scalfaro, ha deciso di dare all’assemblea nazionale che si e’ svolta a Roma. Articolo 21 ha approfittato dell’occasione per presentare la nuova veste grafica del sito, mentre nel suo intervento Giuseppe Giulietti ha parlato della libertà dei media e ha chiesto a Mario Monti di portare tale dibattito in Europa.“Nel corso dell’assemblea il direttore Stefano Corradino presentando il nuovo sito di Articolo21 nato nel marzo del 2002 per difendere la libertà di espressione e di informazione ha detto che vi indico qualche numero: oltre 20 milioni di pagine viste, circa 50mila contenuti pubblicati tra articoli, editoriali, interviste, news, appelli… più di 2mila coloro che, almeno una volta hanno firmato un pezzo sul sito. Una media di 50mila utenti unici al giorno. E una redazione fatta tutta da volontari animati da un principio comune: il dovere di informare e il diritto ad essere informati”.
Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, aprendo i lavori con la sua relazione: “Ipotesi di governo di unità nazionale? Assolutamente no” ha detto che ” non parteciperemo in alcun modo ad una cosa del genere e sarebbe impossibile pensare ad una forma di collaborazione con il partito del conflitto di interesse…”. “E’ ipotizzabile pensare – ha aggiunto – di promuovere un’assemblea europea che si occupi per la prima volta di libertà di espressione, in senso lato, e che coinvolga anche il mondo del cinema, dello spettacolo, la libertà della rete. A questo proposito sarebbe auspicabile che l’associazione si facesse promotrice di una decisa azione da portare poi in Europa contro i pericoli, vedi ACTA, che incombono sulla libertà della rete”.
Il premio Giuntella per la libertà di informazione è andato a Graziella Marota, madre di Andrea Gagliardoni, con la motivazione: “Un riconoscimento ad una madre che chiede giustizia per il figlio che non c’è più. Ad una donna che con la sua tenacia quotidiana mette con le spalle al muro chiunque pensi ancora che si possa parlare di “morti bianche”. Graziella Marota che dal 20 giugno 2006 (giorno nel quale è morto il figlio Andrea di soli 23 anni) denuncia e infrange il muro del silenzio dietro al quale vengono sepolti gli incidenti sul lavoro. Morire lavorando: una grande ingiustizia paragonabile a quella di sapere che i colpevoli rimangono impuniti”. (AGENZIE)

