Nel 2011 si sono vendute, in Italia, poco meno di 4 milioni e mezzo di copie di quotidiani. Roba da anni Settanta, visto che dal 1980 in poi non si era mai scesi sotto i 5 milioni. Lontanissime quelle 6.808.501 copie del 1990, il picco di venduto più alto in assoluto registrato in Italia Eppure, nonostante la débacle delle vendite, segnala timidamente il rapporto Asig (l’ associazione degli stampatori), il numero di lettori regolari continua a crescere: 4 milioni in più di lettori sulle edizioni cartacee in dieci anni e, in soli due anni, 1 milione di lettori-navigatori in più sui siti online di testate quotidiane. Nei due anni compresi tra il 2009 e il 2011, insomma, gli utenti delle edizioni web dei giornali sono aumentati del 47%Il fronte che può salvare i giornali cartacei rimane la multimedialità. Ne è certo il presidente Fieg, Giulio Anselmi: “Tante volte i giornali sono stati dati per morti e invece sono ancora vivi. Stanno solo attraversando uno stato di crisi superabile”. Anche se lo stesso Anselmi parla di un calo della pubblicità dell’8,7% nei primi tre mesi del 2012 rispetto a un 2011 già pessimo e di un calo delle vendite del 5%. Anche se i dati e i numeri sulla pubblicità e sui ricavi editoriali non suggeriscono lo stesso ottimismo.
Il settore industriale dell’editoria ha registrato una significativa erosione dei fatturati, diminuiti fra il 2006 e il 2011 di oltre un miliardo di euro. E nonostante gli sforzi sul fronte della riduzione dei costi – passati nello stesso periodo da 3,6 a 2,7 miliardi annui – la redditività complessiva del settore è andata calando, con un Mol (margine operativo lordo) pari a meno del 4% del fatturato.
La pubblicità, da parte sua, nel 2011 è calata del 5,5% per i quotidiani a pagamento, e addirittura del 22,4% per i gratuiti, a fronte di un mercato complessivo che ha perso il 3,8%. La quota di mercato dei quotidiani è passata dal 16,2% al 15,6%, mentre la televisione, pur risentendo anch’essa della crisi degli investimenti pubblicitari (-3,1%), ha allargato dal 53,2% al 53,6% la propria quota. A fronte di questo quadro generale, può apparire quasi miracoloso che, nel complesso, le aziende editoriali italiane possano chiudere i bilanci 2011 con un margine operativo lordo positivo per circa 100 milioni di euro e utili per circa 30 milioni. Ma a ben guardare nelle serie storiche, ci si accorge che il risultato è stato reso possibile solo grazie a una significativa riduzione dei costi operativi, calati, tra il 2008 e il 2011, del 14%. Anche se nel 2011 i costi sono diminuiti soltanto dello 0,7%: segno chiaro del fatto che i margini per una ulteriore riduzione dei costi vanno assottigliandosi.(LSDI)

