Aprire una nuova testata nel pieno di una delle peggiori crisi per il mercato editoriale italiano è una scommessa. Un atto di fede nel proprio lavoro, e di grande determinazione. Chi lo fa deve avere motivazioni forti. E, in effetti, forti sono le leve che muovono i fondatori di “Qcode Mag”, un progetto collettivo da qualche giorno online, ma che ha come fine ultimo quello di diventare presto un mensile nativo per tablet. Qcode si muove nei territori del giornalismo narrativo, del reportage e della multimedialità per parlare di diritti, geopolitica e cultura. Il direttore è Angelo Miotto, già caporedattore di PeaceReporter ed E il Mensile. E la sua squadra è eterogenea: ci sono giornalisti, fotografi, videomaker, audiodocumentaristi. Segno che l’integrazione di molti media sarà centrale. Anche se l’obiettivo è uno solo: provare a interpretare la complessità del reale. Non è un caso che sia stato scelto un codice come testata, perché, come si legge nel disclaimer, c’è la convinzione “che il rumore dell’informazione contemporanea abbia bisogno di strumenti adatti per riconoscere e interpretare il reale. È solo a partire dalla consapevolezza di quello che ci circonda, e dei meccanismi che lo determinano, che possiamo formare opinione.” “Questa esperienza nasce da un’idea di una parte della vecchia redazione che aveva lavorato a PeaceReporter prima ed E – il mensile di Emergency dopo, purtroppo chiuso a luglio dello scorso anno – racconta il caporedattore di Qcode, Christian Elia -. Abbiamo scelto questo nome perché Il codice ‘Q’ è uno dei primi codici internazionali creati per le comunicazioni, una lingua comune, che permettesse di abbattere le differenze linguistiche. Ha colpito la nostra immaginazione perché il Q Code è una lingua franca, che abbatte ogni barriera, la base di un principio di comunità”. Nel progetto, tra l’altro, ci sono anche una serie di iniziative dal basso. Attività, continua Elia, “che porteranno alla nascita di un magazine digitale per tablet. Unendo giornalismo di qualità e sostenibilità economica. Raccontando un mondo dove ciascuno è curioso dell’altro, mai impaurito. Il linguaggio è quello della multimedialità, del giornalismo narrativo, dell’approfondimento. Perché il futuro del giornalismo, secondo noi, è quello di ritrovare il tempo lento, della lettura profonda, che aiuti a trovare la rotta nel frastuono contemporaneo”. (RASSEGNA.IT)

