“Lo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera, che ha determinato l’assenza del giornale nelle edicole e la sospensione degli aggiornamenti dell’edizione on line nella giornata di oggi, pone una questione rilevante non liquidabile come capriccio o come impuntatura su un preteso status symbol”. Lo afferma il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi. “Non ci sono perdite milionarie, in capo alla sola attivita’ editoriale, che appaiano tali da giustificare la vendita di una sede di prestigio come quella del Corriere – rileva Siddi – simbolo di informazione nazionale autorevole e affidabile nel Paese e nel mondo. L’anima di un giornale e’ fatta di tante componenti e le sedi storiche rappresentano un valore per l’identita’ di un giornale e del suo marchio. Un edificio (i muri direbbe qualcuno sbrigativamente) vale assai in questo caso: vale sul piano patrimoniale per il pregio dell’immobile, per la collocazione nel contesto urbano di Milano e molto ancora perche’ in quello di via Solferino e San Marco vi e’ la sede storica della piu’ prestigiosa testata italiana. Si dice che, pero’, la vendita non determinera’ il trasferimento della redazione (cosa comunque da registrare), perche’ sara’ poi utilizzata da Rcs in affitto”. Per Siddi, “non e’ la stessa cosa. E non serve a salvare posti di lavoro in nessuna area del pianeta Rcs. Questo genere di operazioni serve anche poco per sanare i bilanci dell’azienda, malconci per altre cause. Non si possono imputare certo ai giornalisti le astronomiche perdite Rcs, che sta pero’ facendo pagare a loro e a tutti i lavoratori costi altissimi, anche in termini di occupazione, massicciamente nell’area dei periodici e ora anche in quella dei quotidiani. E in ogni caso non possono piu’ pagare oltre i giornalisti, motore centrale e insostituibile della ‘produzione’ di informazione di qualita’”. La vendita di una sede di “grande valore patrimoniale”, secondo il segretario della Fnsi, “non appare operazione strategica di qualificazione di un nuovo corso operativo dell’azienda ed e’ una scelta che impoverisce la fiducia sul futuro. Una riflessione e un nuovo corso per rispondere alla crisi generale dell’editoria e agli effetti di azioni sbagliate del passato si impone. I colleghi del Corriere della Sera – conclude – e tutti i giornalisti e lavoratori Rcs meritano, con i cittadini-lettori, un cambio di passo sia sulla linea del risanamento che, soprattutto, su un nuovo e solido indirizzo di sviluppo”. (AGI)

