15 Dicembre 2013
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PREMIO NATALE UCSI 2013: A VERONA PREMIATO IL GIORNALISMO CHE RACCONTA IL BENE

veronaVISITA A SORPRESA DEL VESCOVO MONS. GIUSEPPE ZENTI: «SAPERE CHE CI SONO ANCORA DEI GIORNALISTI CHE FANNO ONORE ALLA LINGUA ITALIANA, ENTRANDO DENTRO LE VICENDE COMPLESSE DELLA NOSTRA SOCIETÀ, CI FA ALTRETTANTO ONORE» PREMIO SPECIALE “GIORNALISTI & SOCIETÀ” ALL’AGENZIA DI STAMPA MISSIONARIA INTERNAZIONALE MISNA, CHE DA QUASI VENT’ANNI DÀ VOCE AL SUD DEL MONDO RACCONTANDO LE PERIFERIE DIMENTICATE DAI GRANDI MEZZI DI COMUNICAZIONE. (Foto di gruppo con tutti i vincitori_al centro don Bruno Cescon, presidente di giuria)

 «Oggi vogliamo premiare i lavori di quanti sapendo andare oltre la superficie della notizia hanno saputo portare alla luce esperienze nascoste, ma non meno eclatanti, di solidarietà, accoglienza, difesa della dignità umana, condotte nel silenzio delle “periferie geografiche e spirituali”». Così Stefano Filippi, presidente Ucsi di Verona ha aperto la cerimonia di consegna dei riconoscimenti ai vincitori della XIX edizione del Premio giornalistico nazionale “Natale Ucsi”, promosso dall’Unione Cattolica Stampa Italiana (U.C.S.I.) – Sezione di Verona, tenutasi ieri nella Sala Arazzi di Palazzo Barbieri (sede del Comune di Verona).

All’evento, realizzato con il sostegno di Fondazione Cattolica Assicurazioni e il contributo di  Banca Popolare di Verona, Ufficio Regionale Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale del Triveneto e Società Editrice Athesis nonché il patrocinio del Comune di Verona, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti e l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, ha preso parte, a sorpresa, il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti, che citando Dante ha esortato i giornalisti presenti a tenere viva la lingua italiana. «Ho impressione – ha detto – che essa sia strapazzata da quelle forme esoteriche di ibridismo linguistico che attingono un po’ troppo dalle lingue straniere, come se queste fossero più adatte ad esprimere, oggi, i nostri sentimenti e le nostre idee». Senza incorrere nel purismo, «occorre invece rivalutare la lingua italiana che non ha avuto molta fortuna nel mondo. Sapere che ci sono ancora dei giornalisti che sanno scrivere bene e onorano la lingua italiana raccontando storie e vicende complesse della nostra società, ci fa a sua volta onore. Teniamo su la nostra lingua italiana!».

Una manifestazione, il Premio Ucsi, che «onora anche la nostra città e valorizza i lati positivi delle vicende umane – secdondo il consigliere comunale delegato ai rapporti con la Vicaria alla Cultura della Diocesi di Verona, Rosario Russoche sono anche motivo di emulazione per i giovani. Credo sia giusto volere che il giornalismo sia attento alla condizione umana, abbia cioè questa “ansia dell’uomo”, come la chiamava Romano Guardini». Presenti alla cerimonia Lucio Bussi, consigliere dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, che da quest’anno patrocina il Premio, e Giovanni D’Alessio, consigliere regionale dell’Ordine dei giornalisti del Veneto. «In questi vent’anni di premio – ha detto don Bruno Cescon, presidente della giuria del Premio e vicedirettore dei settimanali diocesani – abbiamo visto crescere, organizzarsi, svilupparsi la solidarietà. Lo abbiamo fatto attraverso gli occhi di giornalisti come questi. A riprova che il manipolo di veronesi che ha istituito questo Premio ha avuto una grande intuizione. La stampa nazionale che invia i servizi, è interessata non tanto per il riconoscimento in se stesso, quanto perché ispirata da un ideale: dare valore alla solidarietà. Il nostro paese si lamenta spesso, per via del disordine e delle difficoltà in cui stagna, eppure accanto a questo atteggiamento c’è ancora chi continua a pensare all’altro: il bambino del vicino di casa, i malati, i senzatetto, attorno cui sempre di più si stringe una rete di volontariato e prossimità. Come il mondo, anche il volontariato si è globalizzato. Questo è il volto del paese che con tale premio intendiamo mettere in luce. Ai giornalisti chiedo di continuare a mandarci testimonianze di questo volto stupendo». A fargli eco, Adriano Tomba, segretario generale della Fondazione Cattolica Assicurazioni: «non è semplice cogliere luoghi, persone, avvenimenti carichi di significato ed espressione di valori che elevano lo spirito e rendono più bello l’umano– ha detto-. Ma oggi, qui, ci sono persone che hanno avuto il coraggio di osare, andare oltre il racconto mirato a ottenere visibilità. Persone che narrano la verità dei fatti e il loro senso più profondo dimostrando maturità di pensiero e coerenza con i principi sui quali si basa la convivenza civile. La Fondazione Cattolica sostiene questo premio perché il vero investimento nostro non è fare elargizioni, ma investire sul bene, raccontandolo. C’è più bene di quanto si racconti e di quanto si creda. Raccontare questo bene contribuisce a diffonderlo».

A ricevere il premio UcsiFondazione Cattolica alla stampa (consegnato da Tomba e consistente, oltre che in un riconoscimento in danaro, in una creazione in argento del maestro Alberto Zucchetta raffigurante un’allegoria di Verona, logo dell’Ucsi di Verona) è stata la giornalista Elvira Serra che nell’articolo titolato “L’azienda paga i dipendenti per i lavori socialmente utili”, pubblicato sul Corriere della Sera, ha raccontato la scelta dell’imprenditore Michele Alessi, il quale, anziché mettere i dipendenti in cassa integrazione in un momento di difficoltà per l’azienda, ha deciso di impiegarli in lavori socialmente utili. Il reportage «documenta come in tempi di crisi, la solidarietà e l’impegno sociale possano ispirare anche l’attività produttiva». «A colpirmi – ha detto la vincitrice, emozionata- è stata una storia di grande umanità. Per Alessi il lavoro non è soltanto fonte di stipendio, bensì uno strumento per costituire la nostra identità. Per questo ha fatto una scommessa, anche onerosa, mettendo a disposizione del comune di Omegna in cui opera lo stabilimento, i propri dipendenti. Lo Stato ha risparmiato due volte: sulla cassa  integrazione e sui servizi ai cittadini (dalla pulizia delle aree verdi e spazi pubblici, alla tinteggiatura delle scuole). Questo è uno degli esempi che mi rendono più orgogliosa di fare questo lavoro che consiste nel raccontare storie.  E questa è la storia più bella che ho potuto testimoniare quest’anno». Presente anche la figlia del noto imprenditore, Nicoletta Alessi, responsabile organizzativa del progetto “Buon lavoro”. enzione per la stessa categoria è andata a Elena Catalfamo, autrice de Le sei Poverelle che sfidarono Ebola in Congo”, reportage pubblicato daL’Eco di Bergamoin cui siracconta «del sacrificio di sei religiose che pur di non abbandonare i malati andarono incontro alla morte, e dell’ospedale congolese in cui nascono 5mila bambini ogni anno, che senza la presenza delle suore sarebbe stato chiuso». «Un’esperienza umana oltre che giornalistica», ha detto Catalfamo, ricevendo la pergamena dal vicepresidente Ucsi Verona e membro della giuria, Tarcisio Caltran. La seconda menzione per il premio Ucsi alla stampa è andata ad Antonella Patete (non presente alla cerimonia) per l’articolo-inchiesta “Nel nome della madre” pubblicato sulla rivista SuperAbile Magazine (foto di Simona Ghizzoni): quattro testimonianze di donne, di cui tre disabili, «il cui coraggio, felicità e normalità dell’essere madre oggi, vengono descritti con sensibilità e passione». A vincere il premio Ucsi- Fondazione Cattolica alla televisione, con il servizio TV “La Maison del carcere” (trasmesso su Rai Uno durante il programma Unomattina) è stata Daiana Paoli, all’epoca giornalista del TGRVeneto. «La speranza entra nelle celle – è la motivazione – e il lavoro diventa strumento di rieducazione, recupero sociale e rinascita personale».  «Quando si entra nella sartoria del carcere della Giudecca – ha spiegato Paoli, che per l’occasione ha indossato proprio una creazione delle detenute- ci si dimentica della sbarre. Queste donne fanno abiti meravigliosi, grazie alla guida di Gianni Trevisani, della cooperativa “Il Cerchio”, e Annalisa Chiaranda, la sarta che ha insegnato loro a tenere ago e filo in mano. Entrambi contribuiscono alla rieducazione di cui si parla tanto e di cui quello della Giudecca è un esempio che funziona». Plauso anche all’operatore di ripresa del servizio, Michele Frappambina, e al montatore video della Tgr Veneto Rai Marco Rossetti. Alla vincitrice è stata consegnata sempre un’altra opera del maestro Zucchetta.

Brillante l’intervento di Daniele Bellocchio, come il percorso che gli si profila davanti. Il giovane giornalista ha ricevuto la Targa Athesis – intitolata alla memoria dell’avvocato Luigi Righetti, già presidente della Società Editrice Athesis e dedicata ai talenti under 30 -, dalle mani del consigliere delegato dell’Athesis Alessandro Zelger, per il reportage dal titolo “Nel cuore della guerra santa” pubblicato su l’Espresso. Un «viaggio nella Nigeria del Nord dove comanda la legge degli islamisti di Boko Haram e dove sono morti 14mila cristiani. Tragici racconti di un popolo perseguitato per la fede e in costante pericolo che non si arrende alla violenza dell’odio religioso». «Questo premio è un enorme incentivo a proseguire – ha detto Bellocchio-. I tempi sono difficili ma credo che questo mestiere ci dia l’occasione di andare in zone come il nord della Nigeria dove è morta la pietà.  E morendo la pietà si è creata solo una guerra barbara dove si uccidono cristiani e musulmani indiscriminatamente. Un proscenio di sangue e terrore dove tuttavia c’è chi ancora invoca Dio e chi coltiva speranze, come l’arcivescovo di Jos che sta creando un progetto intercomunitario perché l’arida terra nigeriana non sia più solo bagnata solo con il sangue e le lacrime dei loro abitanti ma tutti tornino ad abbracciarsi». Entusiasta  Zelger, per la risonanza al Premio, anche a livello nazionale: «con l’impegno, la voglia di fare, la professionalità – ha aggiunto –  credo che molti giovani troveranno uno spazio, anche in questo tempo di difficoltà».

L’avvocato Elena Righetti, figlia del promotore della targa Athesis, ha dunque consegnato una menzione a Beatrice Paglialunga, collaboratricedel settimanale Verona Fedele e autrice dell’articolo I senzatetto progettano la loro casa”. Nel suo racconto sui docenti e studenti del Politecnico di Torino impegnati a ristrutturare la locanda “Il Samaritano” di Verona, secondo le indicazioni dei rifugiati, «la bellezza diventa un modo per alleviare il disagio sociale».

Momento clou della cerimonia la consegna del premio specialeGiornalisti & Società: la professione giornalistica al servizio dell’uomo, della Conferenza Episcopale del Triveneto (CET),a Misna – Missionary International Service News Agency, fondata a Roma dal padre comboniano Giulio Albanese e direttadal confratello padre Carmine Curci, che haritirato il premio. «L’agenzia di stampa missionaria internazionale Misna, dal 1997 dà voce al Sud del mondo raccontando fatti, testimonianze, conflitti, periferie dimenticate dai grandi mezzi di comunicazione con un lavoro redazionale che non si ferma alla denuncia, bensì contribuisce a costruire “dialogo e ponti”», le motivazioni. Ma «l’Africa, l’Asia, l’America Latina una loro voce ce l’hanno già– ha precisato padre Curci-. Ciò che facciamo noi è aprire uno spazio perché essi possano dire la loro e annunciare, denunciare, fornire il punto di vista del loro cammino. La fortuna di Misna è che ha una grande rete di missionari, volontari, gente che non è di passaggio, ma che vive lì, parla la lingua e conosce la storia del posto e fa sì che la storia cammini. Non siamo protagonisti, ma testimoni». Padre Curci si è dunque reso portavoce di un gradito saluto ai veronesi: quello della figlia di Beyers Naudè (uno dei leader del movimento anti-apartheid di Mandela), il quale «venne a Verona all’incontro di Beeati costruttori di pace tenutosi all’Arena nell’86. Verona ha giocato ruolo importante nella lotta antiapartheid, ospitando diversi simboli del movimento, e sostenendo un giornale del Sudafrica (“New Nation”). Quindi dev’essere un orgoglio anche per voi veronesi, il cammino che il Sudafrica ha fin qui fatto».

Il premio speciale Il genio della donna, è stato ritirato infine ritirato dal giornalista del quotidiano toscano il Tirreno, Rino Bucci, per l’articolo “Niente tv, cellulari né abiti alla moda. Preferisco il silenzio”. A convincere la giuria è stata la storia di Valeria, che a trent’anni ha lasciato lavoro e fidanzato per entrare in un monastero di suore di clausura dove, a dispetto dei tempi, si registra un boom di vocazioni. «Una donna che in età adulta fa una scelta radicale e coraggiosa, una rinuncia del mondo ma non della propria personalità» E che ha colpito Bucci, «per la gioia con cui ha abbracciato questa nuova vita». Il genio di questa donna «sta nella sua felicità, che in fondo di questi tempi è un lusso». Il premio è stato consegnato da Piergiorgio Zingherlini, responsabile Sviluppo Area Verona Centro storico della Banca Popolare di Verona. (UCSIVERONA)