Ne è convinto Adriano Fabris, docente di etica della comunicazione all’Università di Pisa, nell’intervista rilasciata al nostro vicepresidente nazionale Antonello Riccelli, in occasione della quinta edizione di “Nuove reti, rinnovate professioni”, che si tiene sul mare di Quercianella (Livorno). Il tema affrontato è proprio quello dell’uso inconsapevole dei social network e della diffusione delle bufale.
«Il giornalista –afferma Fabris- dovrebbe essere colui che ha la competenza di recuperare, selezionare, vagliare e riproporre le notizie, mettendoci la faccia». In poche parole, è un professionista della comunicazione che pone l’onestà al primo posto, distinguendosi in questo modo dagli altri utenti della rete. «Nell’overdose dell’informazione –insiste il docente pisano- il giornalista prima verifica e poi incrocia i dati», perché «non tutti ne hanno capacità e tempo». Per Fabris ci vogliono regole, certo, ma occorre anche «educare alla sensibilità etica i nostri ragazzi, guidandoli all’attrazione per la verità più che alla spettacolarizzazione».
Ed ecco allora l’appello rivolto a tutti gli ucsini: «Datemi una mano – chiede il docente- a costruire nuovamente il manifesto per l’etica della comunicazione redatto qualche anno fa. Quando fu scritto, l’aspetto delle nuove tecnologie non era stato ancora preso in considerazione». Da segnalare, inoltre, che a ottobre uscirà un manuale rivolto a tutti gli operatori della pastorale della comunicazione, scritto dallo stesso Fabris. Qui il video con l’intervista ad Adriano Fabris