Una penna, un taccuino, un cartoncino verde plastificato con le scritta “visitatori” sono gli unici oggetti che posso portare con me. Il cellulare è vietato, idem la macchina fotografica. Entriamo tutti insieme alle 9 e ne usciamo, sempre in gruppo, sei ore dopo con tante domande e poche risposte. Almeno per me perché qualche collega non ha dubbi: «questi sono ergastolani, assassini. E si lamentano per ‘fine pena mai’? Vogliono dei premi?». “L’uomo immobile” – ci dicono nel corso del seminario – è quello considerato cattivo per sempre. Ma è davvero così dopo 20, 25, 27 anni recluso? (primo dubbio).
Se sono detenuti in alta sicurezza un motivo ci sarà. Vero. Eppure, ascolti le loro storie e scopri vicende giudiziarie che, al netto di sentenze definitive e ammissioni di colpa, hanno percorsi non sempre lineari. Esempio: qualcuno ha saputo di avere un ergastolo ostativo – fine pena mai – dopo più di dieci anni di reclusione. È giustizia questa? (secondo dubbio).
Poi arriva la domanda, legittima, di una collega: «La mamma di Tommaso Onofri – il bimbo di 17 mesi ucciso a Parma nel 2006 – ha detto che il vero ergastolo sarà il suo. Alle vittime nessuno ci pensa?». Risposta di Giorgio Bazzega, figlio del maresciallo Sergio Bazzega ucciso dal Br Walter Alasia nel ’76: “Alle vittime non va mai chiesto che giustizia vogliono. Non sono loro a dover rispondere, è lo Stato che deve prendersi questa responsabilità”.
Uno Stato che in molti casi non adempie ai suoi doveri perché l’art. 27 della Costituzione è spesso disatteso nella parte (ma non solo) in cui non prevede la rieducazione del condannato. Eppure. Eppure i numeri che spesso noi giornalisti comunichiamo più con la pancia che con la testa sono lì a testimoniare che solo poco più del 5% – dati 2017 – delle misure alternative vengono revocate. Faccio mia una domanda emersa nel convegno: è il carcere che sta nella Costituzione o la Costituzione che sta in carcere? (terzo dubbio).
P.S.: avrei voluto scrivere altro e in altro modo. Pazienza. Spero possa servire come spunto di riflessione. Almeno due consigli di lettura: la lezione di Aldo Moro sull’ergastolo datata 13 gennaio 1976 (pubblicata sia da Cacucci sia da Ediesse), l’antologia di scritti di Alessandro Margara (curata dalla Fondazione Michelucci).

