Morì di tubercolosi a soli 42 anni a Parigi nel 1931, assistito da un altro faentino, don Costantino Babini, cappellano degli emigrati italiani, ma non dai famigliari ai quali il regime aveva negato l’ espatrio. Fino all’ ultimo aveva combattuto le sue battaglie ideali attraverso “Il Corriere degli Italiani”, voce dei fuoriusciti in Francia.
Donati è stata una delle figure più alte e significative del cattolicesimo democratico italiano e certamente del giornalismo cattolico militante italiano. Era nato il 5 gennaio 1889, 130 anni fa, a Granarolo Faentino. La sua vita fu breve e intrisa di dolorose perdite di affetti ma intensissima tra religione, politica e direzione e redazione di testate locali e nazionali.
Scrisse di lui Raimondo Manzini, il grande direttore de “L’ Avvenire d’ Italia” e dell’ “Osservatore Romano”: “Il suo animo e la sua penna restarono fermi nella sofferenza ,è stato un esempio morale altissimo”. E Gaetano Salvemini, il 25 ottobre 1919: “Il nostro Donati non è solamente un uomo nuovo ma è una coscienza nuova”.

