Per questo la rete Caritas ha intensificato la sua presenza. Il Papa ringrazia per aver “alleviato la solitudine, la sofferenza e i bisogni di molti. Sono decine di migliaia di volontari, tra cui tanti giovani, inclusi quelli impegnati nel servizio civile, che hanno offerto in questo tempo ascolto e risposte concrete a chi è nel disagio”.
Oltre 1500 di loro erano presenti nell’aula Paolo VI.
Sono innumerevoli gli ambiti di intervento: “formazione, studi, ricerche, vicinanza alle vittime di calamità naturali e conflitti, emergenza e ricostruzione, impegno per la giustizia sociale accanto ai più poveri ed emarginati, integrazione di migranti e rifugiati, interventi di sviluppo ed investimenti etici, cooperazione fraterna per lo sviluppo integrale e la pace“, si legge in una nota della Caritas.
Tutti ambiti nei quali anche la comunicazione gioca la sua parte. E lo deve fare in maniera più organica, attenta. In fondo il Papa stesso, rivolgendosi nel 2019 al Consiglio nazionale dell’Ucsi, aveva detto: «Nell’era del web il compito del giornalista è identificare le fonti credibili, contestualizzarle, interpretarle e gerarchizzarle. Porto spesso questo esempio: una persona muore assiderata per la strada, e non fa notizia; la Borsa ribassa di due punti, e tutte le agenzie ne parlano (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 53). Qualcosa non funziona».
Foto di Maurizio Di Schino