2 Settembre 2023
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I giornalisti collaborino all’umanizzazione delle nostre città

Estate. Il Creato si tinge dei colori rosso sangue del calore del sole che da esso promana. L’arsura dell’estate che fa inaridire il vigore dell’uomo é combattuta dal dono immenso che essa stessa fa a noi dal profondo e ridente Sud alle valli più verdi e fresche delle regioni montane: il mare, i monti, la bellezza artistica.

Simone Stifani

Il mare, i monti, la pietra ricamata da abili artisti: elementi centrali di tanta letteratura, fotografia ed economia. Simboli, esperienze che dicono la bellezza del vivere che però non sono scevre da contraddizioni talvolta laceranti e che colpiscono la vita e la dignità di tante persone con disabilità. Molti bagnanti con disabilità sono per esempio costretti a rinunciarvi a causa di barriere architettoniche che non permettono l’accesso in spiaggia e in acqua. Molte delle spiagge “libere”, sono abbandonate a loro stesse, prive di qualsiasi ausilio che possa permettere l’accesso a coloro che hanno difficoltà motorie di vario genere. Ecco ancora qualche esempio: bagni pubblici per persone con disabilità ai quali si può accedere solo dopo aver percorso ripide scalinate, monumenti artistici come torri campanarie che sono munite di ascensori i quali non sono però mai utilizzati soltanto per il remoto ed eventuale rischio di blocco, biblioteche di alto valore artistico e contenutistico inaccessibili forse per una mendace e malsana idea élitaria di cultura. Altrove la causa è da individuare in un ingeneroso contenimento della spesa pubblica.

Sorge allora la domanda: quale cultura? Il livello di cultura di una città non è dato tanto dalla presenza numerica di monumenti bensì da un modo umano di gestire la cosa pubblica, da una società civile degna di questo nome che sappia accogliere, includere e far propri i bisogni di tutti. Una cultura che però a quanto sembra non tiene conto di tutti ma solo di alcuni. Cosa fare? Occorre un cambio di rotta andando oltre l’accaparramento del primo titolo encomiastico per le nostre città, comprendendo che il livello di cultura non è dato solo dalla presenza di monumenti bensì dalla capacità di una comunità di accogliere riconoscendo la dignità della persona umana. L’umanizzazione passa dall’abbattimento delle barriere culturali, segno prodromico di un rinnovamento dell’umano e della vita sociale e politica della nazione. Di questo anche i giornalisti, tutti, dovrebbero farsi ‘antenna’ e trasmettere questa sensibilità e questa consapevolezza all’opinione pubblica.

A questo si è chiamati: a diventare sempre più ciò che già si è e cioè persone umane, non già un mondo a parte ma parte del mondo. La nostra nazione ha già dimostrato di poter e voler cambiare. Lo si può fare. L’etica del volto umano non è una chimera. Basta volerlo.