Dal sito Fnsi leggiamo che “il testo abolisce il carcere per i giornalisti, come chiesto dalla Corte costituzionale e dagli organismi internazionali, ma ci sono sanzioni fino a 50mila euro, ritenute assolutamente sproporzionate rispetto alla media retributiva di collaboratori e lavoratori autonomi”. Non solo: ci sono “la rettifica automatica senza alcun commento da parte del direttore di testata o del singolo giornalista”, “il fatto che il giornalista non possa difendersi nel foro di registrazione della testata, ma debba farlo in quello del querelante” e che “non si affronti la piaga delle querele temerarie”.
Un aspetto positivo comunque c’è: “la tutela (anche se parziale) del segreto professionale anche per i pubblicisti”.
Commenta Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi: “Troppe norme imbavagliano l’interesse pubblico a sapere e, piuttosto che avvicinarci agli standard europei, con questa legge ce ne allontaniamo”.

