I dati fanno parte di una ricerca condotta dalla Fondazione per il giornalismo Paolo Murialdi con alcune cattedre di comunicazione e di giornalismo dell’Università La Sapienza di Roma (professori Christian Ruggiero, Marco Bruno, Giampiero Gramaglia) e ora pubblicati in “Tra informazione e marketing. La ridefinizione dei confini del giornalismo”, uscito per i “Quaderni Murialdi” editi da All Around).
“Il 98,5% dei sondati si schiera a favore del fatto che gli articoli che affrontano tematiche legate ad aziende, prodotti e servizi a scopi pubblicitari devono essere chiaramente identificabili”.
E il 55,8% del campione teme che i giornalisti che trattano un certo tipo di prodotto siano sempre condizionati da un accordo con l’azienda che lo produce.
Per oltre metà degli intervistati, l’informazione online appare “più condizionata” dalla pubblicità rispetto a quella cartacea e anche a quella televisiva.

