La Corte Costituzionale ha dichiarato «non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Consiglio di Stato in materia di contribuzione pubblica alle emittenti televisive locali». In particolate, «non viola i principi del pluralismo informativo e della concorrenza lo “scalino preferenziale”, che atrribuisce il 95% alle prime cento emittenti in graduatoria e il restante 5% a quelle nelle posizioni successive.
Nelle stesse ore, a Firenze, durante gli ‘stati generali’ dell’informazione in Toscana, che ha organizzato il Corecom, il commissario dell’Agcom Antonello Giacomelli, ha evidenziato come le emittenti locali svolgano «una funzione riconosciuta d’interesse generale per la comunità civile». Il mercato, però, «non sembra avere la possibilità di sostenere da solo il panorama degli operatori dell’informazione locale. La sola pubblicità non basta, il contributo pubblico è fondamentale». Aggiunge Giacomelli che «non potremo riconoscere la stessa funzione di servizio pubblico, ma nulla vieta di riconoscere lo svolgimento di una funzione di pubblico interesse e ancorare a questo un rapporto con il pubblico simile a quelli della Rai. Un contratto per cui vi sia la corresponsione in cambio di un’attività più rigorosa d’informazione in termini di quantità e di qualità».
All’iniziativa ha rivolto un saluto anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli. Per lui, «un sostegno mirato e forte al settore è indispensabile», alla luce del quadro tracciato nella ricerca presentata qui. «Questo rapporto ci consegna una serie di considerazioni abbastanza pesanti, abbastanza allarmanti non solo dal punto di vista occupazionale e produttivo, che è tema ovviamente che riguarda in primo luogo il sindacato, ma anche dal punto di vista ordinistico, perché riguarda il possibile depauperamento del sistema pluralistico dell’informazione».