15 Agosto 2025
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Un viaggio 'giornalistico' in una delle mete turistiche più rinomate (e affascinanti) dell'Adriatico

Saper guardare oltre le apparenze

vista isole tremiti

Vincenzo Varagona

Il cuore del giornalista non smette mai di battere. E poi c’è il gusto del bello, di quel bello che spesso si nasconde, ma più spesso ti travolge. Ecco fosse anche per soli due giorni, negli ultimi anni le isole Tremiti sono il mio buen retiro. Questo luogo riesce a esercitare un fascino particolare e restituire risposte a misteri affascinanti.

La prima curiosità: quando si parla di Tremiti si pensa a due, massimo tre isole, ma in realtà le isole sono 5: San Domino, la più grande e ‘antropizzata’, che riprende il nome dalla sua posizione dominante rispetto all’arcipelago; quindi San Nicola, che secondo tradizione prende

il nome dal primo pescatore-monaco (benedettino) che la abitò, appunto, Nicola.

Poi c’è Capraia, che prende il nome  dall’attività economica storica, la pastorizia. Che siamo in Italia lo dimostra che in questa isola in cui non si dovrebbe sbarcare è stato costruito un edificio da adibire a B&B, che è stato lasciato costruire (nessuno ha visto niente…) e poi, ultimato, è stato sequestrato.

Poi Cretaccio per la natura del terreno, e infine Pianosa, per la sua forma molto bassa, appena 10 metri sul livello del mare. Di quest’isola non c’è traccia, perlomeno sulle principali cartine che rappresentano l’arcipelago. Chi arriva a San Domino nota tracce di piloni di cemento: vi poggiava un ponte che univa le principali tre isole. Ponte distrutto dalle mareggiate e mai più ripristinato.

Sul nome Tremiti c’è ampio dibattito: chi parla del monte a tre punte, chi fa riferimento al terremoto da cui anticamente hanno avuto origine le isole, altri ancora fanno riferimento alla loro posizione, che faceva da tramite per i traffici tra oriente e occidente. Luogo comunque strategico anche per la fede: ci sono tracce ovunque dei monaci #benedettini, l’abbazia viene ribattezzata la Montecassino dell’adriatico e proprio nella casa madre benedettina sono custoditi tanti documenti relativi a San Nicola.

Altra curiosità affascinante: un tempo San Domino era brulla, non era ‘vestita’ dal manto verde, l’attuale pineta. I pini sono stati portati dai monaci siriani di Aleppo e si sono favorevolmente sviluppati a macchia d’olio. I monaci, con il legno scuro dei pini realizzavano le statuette che rappresentavano la Madonna con Gesù in braccio, con in mano la Bibbia.

Un esemplare, ormai raro, della statuetta, si trova nella chiesetta che si affaccia sulla piazza principale dell’isola.

Per chi fosse amante del giallo, invece, c’è il faro di San Domino: fatto saltare nel 1987 da due svizzeri al soldo di Gheddafi. Uno morì nell’esplosione, l’altro riuscì a fuggire, ma fu arrestato e poi, di fatto, messo nelle condizioni di espatriare. Resta il perché, Gheddafi, abbia ordinato l’attentato. Come molti leader con il delirio di onnipotenza, voleva annettersi le Tremiti, perché – si narra – una nave militare libica era affondata attorno all’isola e – per pietà – i residenti avevano consentito la sepoltura delle vittime nel loro cimitero. Anche una nave della spedizione dei Mille affondò in una tempesta alle Tremiti. Pensate, sopravvissuti alla spedizione, morti in questo mare…