Chiamato a parlare di una “pubblicità” sempre più invasiva e truffaldina per quanto riguarda i giochi d’azzardo (in un corso per insegnanti di religione organizzato dalla diocesi insieme a varie sigle fra cui Libera, Ceis e Aiart), Padula si è trattenuto anche in un dopo-cena per un incontro titolato “Digito ergo sum: spazio, tempo, socialità al tempo del web”.
“Ascoltatore e spettatore – ha spiegato – oggi sono parole troppo limitante in un contesto nel quale sono loro stessi a non essere più tali perché ciascuno ha oggi modo, ad esempio, di farsi il suo palinsesto essendo ormai da tempo lui stesso produttore di messaggi: da qui la trasformazione, anche nel logo, e la scelta di puntare sulla cittadinanza mediatica e sui cittadini mediali”.
Da sociologo, Padula si è esercitato nelle trasformazioni, sempre più rapide, del rapporto con i media. Sono lontani gli anni Cinquanta, quelli che segnano la nascita anche di AIART, con individui educati, e dunque usati, “dai” media. In un gioco di preposizioni, Padula è passato al periodo nel quale si educava “con” i media e poi “ai” media” e subito dopo “nei” media arrivando a un oggi caratterizzato da un educare “i” media nel senso che, ormai, “i media siamo noi, i media sono la proiezione della nostra coscienza, davanti ai media vale la meducazione e dunque la capacità, o la incapacità, di riflettere come essere mediale”.
Non sono mancati consigli finali partendo da un concetto (le “buone maniere”) all’apparenza antico ma reso attuale da tante vicende tratte anche dalla cronaca, non solo dai testi teorici, su cui di recente hanno riflettuto, a Trieste, quelli di “Parole O-Stili”. Anche per AIART, insomma, la necessità di “recuperare le buone maniere on-line” è di una urgenza, e di una attualità, notevoli.
E’ stato ad esempio letto il “manifesto della comunicazione non ostile” con quelle 10 regolette (da “dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona” fino a “Quando la scelta migliore è tacere, taccio”) di banale ma non scontata civiltà.
Non sarebbe male se fra UCSI e AIART si perfezionasse, in termini sempre più concreti non solo fra vertici ma puntando invece sulle realtà locali, una maggiore sinergia. UCSI unisce professionisti dell’informazione e della comunicazione che attraverso i media parlano, ogni momento, ai cittadini; AIART dà voce a cittadini che nei loro rapporti con i diversi media vogliono conquistarsi spazi sempre maggiori di consapevolezza e sapienza. Un giornalismo adulto che si incontra con una cittadinanza adulta. Possibile, utile, necessario.