22 Marzo 2025
Share

Aumenta l’odio on line: le derive e le soluzioni

Ogni piccolo cambiamento – attraverso la consapevolezza e l'impegno collettivo – può contribuire a una società più giusta, in cui il rispetto per l'altro prevalga sull'odio e sulla paura. Possiamo ancora fermare l'ondata di intolleranza se agiamo insieme con forza e determinazione

cresce l'odio on line sui media

Francesco Pira

L’odio online è una delle problematiche più gravi del nostro tempo, un fenomeno che trova fertile terreno nei social media, dove l’anonimato e l’assenza di controllo amplificano e radicalizzano le opinioni. Le shitstormrappresentano una delle manifestazioni più evidenti di questo fenomeno, in cui una persona o una causa viene sommersa da un’ondata di insulti e attacchi, spesso senza che ci sia un reale tentativo di confronto. Allo stesso modo, le echo chambers – spazi virtuali in cui si rinforzano idee preesistenti, senza la possibilità di un dibattito aperto – contribuiscono a creare un ambiente in cui l’intolleranza si nutre della mancanza di visioni alternative. Queste dinamiche alimentano un circolo vizioso che riguarda vari gruppi vulnerabili: dai migranti alle donne, passando per le minoranze religiose e sessuali.

La misoginia, l’antisemitismo, la xenofobia e l’islamofobia si diffondono sempre più, mentre nuove forme di violenza come il cyberbullismo, il sexting e il revenge porn proliferano nel silenzio della rete. La paura del “diverso”, spesso alimentata dalle numerose fake news e dai pregiudizi, crea una società sempre più divisa, dove la distanza tra individui aumenta e l’odio cresce. La disinformazione online gioca un ruolo cruciale nell’alimentare l’odio, poiché diffonde notizie false e distorte che manipolano la realtà e rafforzano gli stereotipi.

La mappa dell’intolleranza

Mi ha molto colpito il podcast di Alessandra Magliaro, curatrice del portale di Ansa Lifestyle:«Da anni c’è un osservatorio italiano sui diritti che monitora e anche geolocalizza i discorsi d’odio online. Non sono mai buone notizie, anzi di anno in anno si registrano incrementi e il quadro che emerge dell’hate speech dei cosiddetti leoni da tastiera nel nostro Paese è decisamente allarmante. È la Mappa dell’intolleranza di Vox Diritti (ottava edizione). I risultati? L’odio online si espande e si polarizza. Sale in modo preoccupante l’antisemitismo, mentre le donne si confermano per l’ottavo anno di fila la categoria più colpita. Il discorso d’odio si fa più intenso, liberandosi per quel che riguarda le donne di stereotipi del passato con nuove accezioni, ad esempio sul corpo. La tristezza è che aumenta molto la percentuale di donne che odiano le donne. E si odiano di più se sono straniere o ebree e proprio sull’antisemitismo si registra un forte cambiamento semantico: è l’ebreo in quanto “sionista” a essere preso di mira».

La Mappa dell’intolleranza è un progetto ideato da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con Università Statale di Milano (dipartimento di Diritto pubblico Italiano e sovranazionale), l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza – Università di Roma. Una versione più approfondita, cui quest’anno hanno preso parte nuovi partner e nuovi team di ricerca, primo tra tutti il dipartimento di Informatica Giovanni Degli Antoni e il centro di ricerca Human Hall dell’Università Statale.

Cosi come riporta il portale lastatalenews.unimi.it, «la mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 6 categorie: misoginia, antisemitismo, islamofobia, xenofobia, abilismo, omotransfobia – cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online».

L’odio verso le donne e le differenze territoriali

I dati dimostrano che avanza l’odio contro le donne: «sul totale delle persone colpite da hate speech, le donne sono la metà. Irrompe, purtroppo atteso, l’odio antisemita, che passa dal 6,59% di due anni fa al 27% attuale. E avanzano anche xenofobia e islamofobia, a ricordarci che la società in cui viviamo è attraversata da forti pulsioni di rigetto del cosiddetto “straniero”, portatore di storia, cultura, usanze diverse dalle nostre e considerate perciò minacciose. Una delle connotazioni dell’odio online rilevate dalla Mappa n.8 è in effetti una forte concentrazione sul rigetto dello straniero percepito come diverso a tutti gli effetti».

Inoltre, «per quanto riguarda la distribuzione dell’odio nelle diverse regioni e città italiane risultano più coinvolte le grandi città. Milano appare come la città più misogina e xenofoba, mentre Roma svetta in quanto ad antisemitismo e omotransfobia». Come se non bastasse, assume rilevanza l’incidenza dello stereotipo negativo sulla formazione e diffusione dello hate speech.

Come affrontare il problema

Di fronte a questa realtà allarmante, è necessario fare un passo indietro e riflettere sulle soluzioni possibili. I sociologi Zygmunt Bauman e Émile Durkheim ci offrono strumenti utili per interpretare questi fenomeni.

Bauman, con la sua teoria della “modernità liquida”, ci insegna che la società contemporanea è caratterizzata dalla fragilità delle relazioni sociali e dalla crescente solitudine dell’individuo, un terreno fertile per l’odio.

Durkheim, invece, ci parla di “anomia”, il disorientamento sociale, che porta alla disgregazione dei legami e al proliferare di comportamenti devianti. Fortunatamente, non tutto è perduto. La soluzione non risiede solo nel reprimere l’odio, ma nell’educare le nuove generazioni. La formazione dei giovani è fondamentale per fermare l’odio, perché sono loro a vivere e modellare il futuro della società.

È fondamentale investire nell’educazione digitale, affinché le nuove generazioni imparino a utilizzare i social in modo consapevole e rispettoso, riconoscendo la diversità come una ricchezza.

Le piattaforme stesse devono essere chiamate a una maggiore responsabilità, introducendo sistemi di monitoraggio e di controllo più efficaci. La collaborazione tra istituzioni, scuole, media e tecnologi può aiutare a prevenire la diffusione di contenuti d’odio, creando un ambiente digitale più sicuro e inclusivo.  Ricordiamoci che ogni piccolo cambiamento – attraverso la consapevolezza e l’impegno collettivo – può contribuire a una società più giusta, in cui il rispetto per l’altro prevalga sull’odio e sulla paura. Il nostro domani dipende dalle scelte che facciamo oggi: possiamo ancora fermare l’ondata di intolleranza se agiamo insieme con forza e determinazione.