La Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc) ha promosso una campagna per valorizzare il ruolo dei 190 giornali diocesani. Oggi “rappresentano un presidio insostituibile nei territori” e costituiscono “un antidoto alla disinformazione” . .
E d’altro canto, si rileva, “la desertificazione informativa causata dai colossi digitali ha mostrato quanto i media locali siano indispensabili per la democrazia e la coesione sociale”.
A fronte dell’importanza di questi mezzi, c’è però “la progressiva riduzione di entrate pubblicitarie”. Una riduzione che determina “la chiusura di testate locali, anche storiche”.
Scrivono Lorenzo Rinaldi e Chiara Genisio che “senza informazione molte comunità ‘periferiche’ si sono spente” e citano l’esperienza statunitense dove la chiusura di giornali locali ha causato “un calo nell’affluenza alle urne” e “una riduzione della platea di cittadini disponibili a ricoprire cariche pubbliche”.
Dove sta la forza dei giornali diocesani? “Nella credibilità costruita nel tempo e nella relazione diretta con le comunità”, con un richiamo all’invito di Papa Leone XIV a una “comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce”.


