La sindrome delle elezioni continua a condizionare l’informazione religiosa sui quotidiani italiani, e c’è da credere che solo il redde rationem del 24-25 febbraio porrà termine al fenomeno.
Tanto in questa settimana (19-25 gennaio) come nelle settimane passate, la percentuale dei “titoli con Dio” inerenti alla dialettica tra esponenti della gerarchia ecclesiastica, candidati più o meno riferibili all’ispirazione cristiana e alla cultura politica cattolica e programmi delle formazioni che partecipano alla contesa elettorale si attesta intorno al 40% del totale. Per la precisione, 45 titoli su 118.
In particolare, negli ultimi giorni, accanto ai 20 titoli genericamente dedicati a questo argomento vi sono stati i 25 giocati intorno alla presentazione, giovedì 24, del volume del card. Bagnasco La porta stretta. Esso contiene la raccolta (2007-2012) delle prolusioni pronunciate dal presidente della CEI in apertura delle Assemblee generali e dei Consigli episcopali permanenti: occasione tipica attraverso la quale i vertici dell’episcopato italiano si esprimono sul momento politico, economico, sociale e culturale che il paese attraversa. Ovvio che i media abbiano cortocircuitato questa presentazione, cui peraltro era presente anche il segretario di stato card. Bertone, su questo momento politico.
Ma anche i 9 titoli andati al dibattito sulla legalizzazione dei matrimoni tra persone omosessuali sono facilmente ascrivibili alla contesa politica. Così che, tra le notizie religiose più battute della settimana, l’unica estranea alla vicenda politica interna è stata quella della morte del card. Glemp, arcivescovo di Varsavia all’epoca del pontificato di Giovanni Paolo II e, in particolare, dello scontro tra il regime guidato dal gen. Jaruzelski e il movimento Solidarność di Lech Wałęsa.
Una trentina gli altri argomenti religiosi che hanno suscitato la curiosità del sistema dell’informazione. In molti di essi troviamo protagonista un prete: da don Gallo che, su Youtube, canta O bella ciao dopo una messa, a don Corsi che torna in parrocchia a San Terenzo; da don Patriciello che ha denunciato i roghi tossici in Campania, fino a don Calabrese che censura pubblicamente il sindaco del suo paese, Tortorici, perché «convive».(VINO NUOVO, CEI, MOCELLIN)

