15 Settembre 2011
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Ciao Giancarlo…

Per molti dirti addio sarà doloroso, Giancarlo, anche se nelle tue convinzioni profonde la morte è solo un passaggio naturale, ultima chiamata della vita.
Ma ci mancheranno la tua voce e i tuoi scritti, i tuoi consigli, le tue idee e i tuoi mille progetti. “Tra i vaticanisti più conosciuti all’Italia e all’estero”, ti ricorda l’osservatore romano dove hai mosso i primi passi tra il 1961 e il 1962. Seguirono il Giorno, Panorama, Il sole 24 ore, Repubblica.
Una trentina di libri. E la televisione, con la rubrica domenicale su Rainews, dalle origini fino al 4 settembre scorso in cui dovevi entrare per la prima volta nel nostro nuovo studio. Nuovo anche per me, che ti avevo preannunciato la presenza di un conduttore, già esperto sulle inquadrature. Impossibile resistere alle tue proteste: “no, devi venire tu, dobbiamo parlare del congresso eucaristico, il tema è delicato”. Uomo più di penna che di video, come ogni tanto ti dicevo invitandoti a un linguaggio più asciutto e meno articolato, non avevi alcun imbarazzo in mezzo a 11 telecamere che ci fissavano con i loro occhi di vetro. Solo curiosità. Che insieme alla passione, al rigore intellettuale, alla ricerca incessante di un orizzonte più ampio in cui inserire i fatti, rendevano unico il tuo racconto, il più acuto nel cogliere nel  presente e nel passato dei germi di futuro. In Senato sei stato ricordato con le tue stesse parole: “Osservare, analizzare e raccontare vicende, spesso avvolte nel segreto, non era facile. Per questo il  compito dell’informazione divenne, a partire dal Concilio Vaticano II, un capitolo nevralgico non privo di contrasti e di agguati per mettere alla prova la conclamata riconciliazione della Chiesa con le libertà moderne». Vero, allora, vero oggi. (Vania De Luca, Presidente Ucsi Lazio)

 

Intervista fatta a Giancarlo durante i lavori della scuola di giornalismo organizzata dal Movimento studenti di Azione Cattolica nel novembre 2010. (Edmondo Soave, Presidente Ucsi Basilicata)

Il primato alla formazione delle coscienze

(Intervista a Giancarlo Zizola, msacchino anni ’50)

Domanda – cosa organizzavate come delegati studenti a Treviso? In che anni?

Risposta. Più che di organizzazione, parlerei di formazione. Siamo nei primi anni 50 e nella mia diocesi di Treviso si avvertiva la necessità di seguire il cammino di Carretto e Rossi e don Paoli verso il primato della formazione spirituale delle coscienze, rispetto alla mistica della organizzazione di Gedda.

Comunque, ricordo il giornale studentesco Chiare e Tonde, fatto al ciclostile, partito da 30 copie e arrivato a una diffusione di almeno 200. Era il nostro strumento (artigianale) per comunicare una certa idea di giovani studenti nel mio liceo Canova dei Padri Cavanis a Possagno del Grappa,dove presiedevo l’Associazione Studentesca San Giuseppe Calasanzio. L’obiettivo dell’Associazione era un programma di qualificazione spirituale, di cultura religiosa,di scoperta e sviluppo di vocazioni personali,di educare alla libertà, precisamente gli obiettivi proposti dal presidente nazionale della Giac Mario V: Rossi. Nel giornalino affioravano accenti critici verso l’infantilismo della pietà formalista e una certa eterodirezione clericale del “gregge”. Avevamo a cuore un bell’italiano e le istanze veritative da privilegiare. Iniziavamo a criticare l’attivismo del clero che passava le giornate a costruire campi di calcio,cinema e oratori senza puntare abbastanza sulla formazione. Ricordo anche le prime esperienze di ritiri spirituali per studenti nella Casa del Sacro Cuore di Col Draga,alle falde del Grappa, con assistenti del calibro di Pietro Pavan (futuro

cardinale) e don Arnoldo Onisto (futuro vescovo di Vicenza). Poi la intera ACI scelse di aderire alla tradizione spirituale che GS aveva istituito… facevamo tutto questo da laici, nella corresponsabilità di cui si sarebbe parlato con il Concilio Vaticano II. Nel 1953 la nostra associazione vinse il concorso nazionale “Veritas” di cultura religiosa e andammo a Roma a ricevere il premio dalle mani di Pio XII. Il quale mi esortò in quell’occasione a Castelgandolfo, presente il presidente nazionale Mario Rossi e l’assistente generale mons. Sargolini, di insistere sulla cultura religiosa fra gli studenti,specialmente necessaria, sottolineò, per combattere non solo l’ateismo delle masse o per circoscrivere il cristianesimo superficiale dei più, ma anche i pregiudizi laicisti delle classi colte. Come ho scritto nella mia autobiografia “Santità e potere” (Sperling&Kupfer,Milano 2009) quelle parole si inchiodarono nella mia mente e furono per me un’ispirazione costante.

D- come è entrato a far parte dell’Azione Cattolica Studenti? quali figure di responsabili conosceva?

R. La mia associazione studentesca, San Giuseppe Calasanzio, faceva parte della rete delle Associazioni interne,che operavano nei collegi cattolici numerosi nel territorio del trevigiano. Il nostro referente diocesano era Antonio Mazzarolli,una figura di spicco del mondo cattolico locale,con responsabilità anche a livello di Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica e futuro sindaco di Treviso e senatore della Repubblica. Fu lui come primo delegato studenti della Giac a Treviso a gestire la riforma postbellica con il passaggio dalla suddivisione per classi di età tra Aspiranti,Juniores e Seniores all’impostazione “alla francese” per apostolato d’ambiente,con la suddivisione tra rurali,operai e studenti. Dopo di lui la figura istituzionale con cui tenevamo relazioni era Bepi Marton delegato diocesano studenti dal 1950 al 1954,la data della crisi Rossi,molto traumatica,dato che sulla scia delle sue dimissioni fummo in molti dirigenti di Azione Cattolica ( che contava 72.400 tessere nella sola diocesi di Treviso) a rassegnare le dimissioni.

Possiamo dire,con il supporto dei risultati delle ricerche storiche, che nella Gioventù Cattolica di Treviso si è preparata un’intera classe dirigente ,operante a lungo nella politica,nei sindacati,negli enti locali. Su quegli anni vi invito a leggere il libro del prof. Ivano Sartor, La Gioventù Cattolica a Treviso, con un carteggio inedito di Antonio Mazzarolli con personalità dirigenti della Chiesa e dell’Azione Cattolica. Vi si coglie dal vivo il travaglio della fase di trasformazione dell’Azione Cattolica da apparato trionfalistico di massa,come la concepiva Gedda,ad organizzazione capace di interpretare le esigenze delle correnti innovative della Chiesa e della nuova società che stava avanzando. E in particolare l’impegno anticipatore per liberare l’impegno religioso dai compromessi con il potere politico, facendo spazio alla fede personale rispetto alle abitudini della cristianità sociologica.

D- Avevate memoria della fondazione di GS nel 1946? e degli Studenti di ACI nel 1910?

R. Vi inviterei a rivedere le vostre date. A me risulta ( come emerge anche dalle carte pubblicate da Sartor) che fu solo alla fine del 1947, in una Due Giorni nazionale di Gioventù Studentesca,con la partecipazione di delegati di circa 40 diocesi,e sotto la presidenza di Carlo Carretto,che maturò la decisione di una nuova identità dell’apostolato studentesco. Mazzarrolli,che era presente a quell’incontro,tornò deciso a riformare l’orientamento in diocesi,dove constatava con rammarico l’assoluta mancanza di un’organizzazione di Gioventù Studentesca. Egli incontrò molte difficoltà e resistenze prima di riuscire a realizzare l’impostazione perrami d’ambiente, incluso quello degli Studenti.

D. come racconterebbe ai msacchini di oggi le vicende Carretto e Rossi?

R. Ripeto quanto detto prima: il primato delle coscienze dei giovani rivolte a contribuire a una migliore presenza della Chiesa nel destino storico dell’umanità ,specialmente nel campo della cultura, sciogliendo i legacci con il potere politico,anche cattolico. Noi conoscemmo di persona Mario Rossi che nel 1953,volle venire a visitare la nostra Associazione a Possagno,in una delle ore più critiche e sofferte della sua presidenza. Desiderava capire cosa pensassero i giovani cattolici di cui era il Presidente. Era uno che voleva confrontarsi direttamente. Negli anni dolorosi in cui si trovò a confliggere con la linea politica di Gedda, noi di Treviso decidemmo compatti di stare al suo fianco. Egli mi scrisse una lettera,che conservo tra i miei ricordi più cari,mettendomi in guardia dal pericolo di un ossequio interessato “dal potere politico alla religione” e incoraggiandomi a procedere nel lavoro per un modello di scuola “che forgia la personalità“. “Per questo -concludeva – la vostra testimonianza di un cristianesimo simpatico, sorridente, che impegna totalmente può creare i germi di piccole,provvidenziali rivoluzioni che oggi o domani si matureranno nel cuore dei vostri amici”.

D.- Lei è tra i maestri del giornalismo e dei vaticanisti. Quali insegnamenti ricevuti al MSAC le hanno fornito una guida per la sua professione?

R. Mi pare di poter dire senza tema di smentita che il titolo di “Chiare e Tonde” del mio primo giornalino in ciclostile, sia rimasto come ispirazione e letiv motiv costante della mia professione. Non ho mai rinunciato all’essenza etica del giornalismo,che è quella di fare domande e di non accontentarsi delle risposte,specie di quelle del potere.

D – Per la sua esperienza, come essere sale e lievito da cristiani nella scuola del XXI secolo?

R. Non sono io a dover rispondere. Il Papa e la Cei fanno benissimo a puntare sulla priorità dell’emergenza educativa, ma quante cose sarebbero diverse attualmente se alla nostra epoca i dirigenti della Chiesa avessero ascoltato e non rimosso le esigenze dei nostri studenti. Comunque, invito gli studenti del MSAC a impegnarsi perché la scuola risponda alla qualità delle esigenze della sua alta vocazione umanistica e si apra senza pregiudizi alle altre culture e religioni mondiali.

 

Cose importanti, in breve

di Giorgio Acquaviva – Presidente Ucsi Lombardia –  16 settembre 2011

Ricordando Giancarlo

Ho avuto la fortuna (e l’onore) di conoscere Giancarlo Zizola negli anni Settanta, quando lavorava a “Il Giorno” durante la direzione di Gaetano Afeltra, quella che lo costrinse – dopo anni ricchi ma anche difficili – a cambiare testata. E poi l’ho rivisto tante e tante volte, seguendo il suo lavoro scrupoloso di “vaticanista” (ma il termine per lui è davvero stretto) e ancora di più discutendo con lui e leggendo poi le sue analisi sulla Chiesa: la missione dell’Annuncio, il versante istituzionale (con le derive frequenti e forse inevitabili), le grandi trasformazioni portate dal Concilio e poi dal lungo pontificato di Karol Wojtyla (il carisma e il neo-centralismo). E poi le più recenti caratteristiche incarnate da Benedetto XVI. Mai banale, spesso controcorrente, capace di analisi attente al dettaglio ma inserite sempre in un contesto mondiale.

Aveva sottoposto anche a intelligente critica proprio il lavoro del “vaticanista”, indicando la necessità di aprire le finestre alle altre religioni, al vento dello Spirito che soffia dove vuole e invita a riconoscere i fermenti dovunque si manifestino. Il suo cuore si è fermato mentre era impegnato a verificare sul campo la possibilità di uomini di fede non solo di parlarsi (lo si fa già da tempo in tanti convegni…), ma di ascoltarsi e pregare insieme, di prendersi reciprocamente sul serio. Era a Monaco, ma con lo sguardo già ad Assisi. Grazie, Giancarlo.

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:

“Suscita grave dolore e tristezza la notizia della scomparsa di Giancarlo Zizola, giornalista di grande valore, protagonista dell’informazione religiosa dall’epoca conciliare e post conciliare fino ad oggi. Interprete di un modello professionale fondato sul rigore e sulla ricerca, nel confronto delle differenze, testimone della propria appartenenza religiosa, ha misurato sempre le sue parole e i suoi scritti – nei media e in tanti libri di portata ormai storica – sui criteri della più profonda libertà e indipendenza. Con lui scompare un uomo di cultura e di grande passione professionale, un vaticanista di prim’ordine, un uomo impegnato sino all’ultimo per il recupero di valore e di senso dell’informazione professionale, nella testimonianza di un giornalismo delle religioni dotato di grandi ricchezze morali. Nel ricordo di una persona sempre gioviale e positiva, anche nell’arte della dialettica, una partecipazione affettuosa al cordoglio dei familiari e dei dirigenti dell’Ucsi per la sua scomparsa”.