15 Luglio 2024
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Dalle profondità alle grandi altezze. E viceversa.

  Sono passati 7 giorni da quella domenica così speciale per Trieste, una settimana speciale. Nella quale tra spostamenti di location e conferme sono giunti in visita il presidente Sergio Mattarella e Papa Francesco rispettivamente per aprire e per chiudere la 50a Settimana Sociale dei Cattolici in Italia con, ad accoglierli, oltre 1000 delegati delle diocesi italiane e i volontari triestini.

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Luisa Pozzar

Ad una settimana da quel bagno di folla in piazza Unità, durante il quale, oltre al caldo torrido, si è respirata aria di festa e una rinnovata freschezza per la Chiesa locale, rimane una piazza vuota, o meglio, svuotata dalle sedie e dall’enorme palco, mentre si è vestita a festa, sul lato opposto – tra il Molo Audace e la Scala Reale – per la gara di tuffi dalle grandi altezze che in un weekend altrettanto torrido ha coinvolto campioni della spettacolare disciplina provenienti da tutto il mondo. In pochi giorni, quindi, dalle “grandi profondità” alle “grandi altezze”.

Questa staffetta così particolare mi interroga prima e mi lavora dentro dopo: mi fa leggere quelle giornate a Trieste in modo diverso. Mi riporta agli occhi e al cuore la professionalità dei colleghi che ho incontrato e che ho visto in azione durante i tempi, a volte concitati a volte più calmi, della Settimana Sociale. Fatica, certo. Ma anche tanta passione, professionalità, spirito di sacrificio: non posso dimenticare i cameramen, le colleghe e i colleghi che svolgevano impeccabili il proprio servizio, in abito, camicia e cravatta, sotto il sole splendido e “insolente” che sferzava la piazza affacciata sul mare. Le difficoltà tecniche che a volte si presentavano – gli inconvenienti fanno parte del mestiere – non li hanno scoraggiati nemmeno per un attimo. Tutte e tutti pronti ad andare oltre l’ostacolo per portare a casa il servizio. E poi i sorrisi, la voglia di incontrarsi, di scambiarsi idee, di condividere difficoltà o preoccupazioni. Tutto questo fa emergere in me con forza la consapevolezza dell’importanza delle relazioni, anche nel nostro mestiere.

Una “M” in più, per il position paper presentato dal gruppo di lavoro Ucsi proprio il 4 luglio: più relazioni. Sì, proprio così. Perché se è vero che la precarizzazione del lavoro ci ha resi tutti più soli, più fragili e più vulnerabili – a tratti quasi nemici per riuscire a portare a casa il pane – è altrettanto vero che mettendoci insieme davanti a questa solitudine, a questa fragilità e a questa vulnerabilità, possiamo scoprirci meno soli, meno fragili e meno vulnerabili. Possiamo riscoprirci come comunità professionale, al servizio dei cittadini, che prova a trovare strade nuove per riportare il giornalismo al suo ruolo fondamentale di sentinella della democrazia. E infine, la partecipazione, la voglia di esserci, di ascoltare, approfondire, fare domande per capire e per poter raccontare. Una partecipazione professionale che si fa partecipazione di cittadinanza. Perché ancor prima di essere professionisti dell’informazione, siamo cittadini. E in questo abbiamo una missione aggiuntiva: quella di essere cittadini e giornalisti responsabili che non si sottraggono al proprio compito di raccontare la realtà dando voce alle storie, soprattutto di coloro che non hanno voce, essendo capaci di arrivare a tutti, dando la possibilità a ciascuna cittadina e a ciascun cittadino di formarsi una propria opinione.

Non è un compito facile passare dalle grandi profondità alle grandi altezze. Ma è un compito possibile. Per arrivare in profondità serve buttarsi, tuffarsi. Con professionalità senza improvvisazione, ma anche senza paura. E allo stesso modo, per ritrovare quella dimensione alta del giornalismo, serve andare in profondità, anche qui, senza paura.
E mentre ripercorro ancora quella piazza che fa sempre vibrare il cuore, si fa avanti, generosa, la gratitudine.

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