Entro Natale una novantina di testate potrebbero non andare più in edicola, con una perdita di 4mila posti di lavoro. Cgil, Federazione nazionale dei giornalisti, Mediacoop e Articolo 21 hanno deciso l’autoconvocazione degli Stati generali dell’editoria per arrivare a una legge di riforma del settore. E spiegano perché è urgentissima. “Il sottosegretario all’Editoria, Paolo Bonaiuti, aveva promesso entro sei mesi una nuova legge di riforma”, denuncia su ‘Prima’ Lelio Grassucci, presidente onorario di Mediacoop. “Sono trascorsi due anni dal suo insediamento e nel frattempo i fondi sono stati via via decurtati”.
“Abbiamo deciso di autoconvocare gli Stati generali dell’editoria perché deve essere ben chiaro che non siamo noi a non volere una legge di riforma dell’editoria”, precisa il segretario della Fnsi Franco Siddi.
“Un’informazione libera richiede certezze e non può essere condizionata dagli umori del governo e del ministro dell’Economia”, è l’allarme lanciato da Enzo Ghionni, presidente della File, la Federazione liberi editori.
“Bonaiuti ai primi di agosto ci aveva lasciato i compiti per le vacanze: come reperire i soldi mancanti”, racconta a ‘Prima’ Grassucci. “E noi i compiti li abbiamo fatti e sappiamo come il governo potrebbe rimpinguare i 195 milioni di euro rimasti in cassa per l’editoria: reintroducendo in finanziaria la Robin tax, la tassa dell’1% sui prodotti petroliferi che lo scorso anno portò circa 70 milioni; mettendo l’iva al 20% sui prodotti collaterali non editoriali venduti in edicola; riportando il fondo per l’editoria alle sue finalità originarie e quindi postando i contributi alla Rai, 60 milioni, in un altro capitolo di spesa”. ( Prima Comunicazione )

