”La legge delega in materia di sviluppo del mercato editoriale non e’ lo strumento ideale perche’ affida al governo un potere straordinario”. Ne e’ convinto il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) Franco Siddi. Parlando con l’Asca, dopo essere stato audito in commissione Cultura della Camera, spiega che ”la legge delega va definita in un quadro di garanzie e di indirizzi molto netti: sostegni a giornali veri, priorita’ all’occupazione giornalistica che e’ il pilastro fondamentale della ‘produzione’, incentivi per l’integrazione multimediale e l’innovazione per favorire la distribuzione e la lettura al fine di tutelare il lavoro intellettuale e riconoscere il giusto valore del lavoro autonomo”. ”Riteniamo quindi – prosegue Siddi – che vada salvaguardato il patrimonio di autoimprenditorialita’ dei giornali di idee e delle cooperative nonche’ delle testate destinate alle comunita’ italiane nel mondo. Ma accanto a cio’ la legge deve promuovere una politica culturale e industriale per la ripresa e lo sviluppo di tutto il settore che oggi e’ in grave crisi per le tumultuose trasformazioni in atto e per gli effetti della recessioni economica. Per queste ragioni e’ indispensabile che la legge delega superi l’indeterminatezza della proposta governativa che impone interventi senza maggiori oneri per la finanza pubblica. Il principio in se e’ valido ma deve essere esplicitato in unita’ di misura e riferimenti temporali. In ogni caso, perche’ qualsiasi legge sia efficace, deve gia’ prevedere una dotazioen pluriennale certa depurata da oneri impropi come accade oggi (debiti dello Stato verso le poste per l’editoria) e indicare gia’ misure di finanziamento per il credito di imposta e per l’equiparazione dell’Iva al 4% anche per i gironali online nonche’ per gli abbonamenti ad almeno due agenzie di stampa ai fini del pluralismo dell’informazione primaria disponibile”. ”Quanto alla disponibililta’ delle risorse la Fnsi vanta tre proposte precise: prelievo di una aliquota minima dalle dotazioni delle fondazioni bancarie per attivita’ culturali; tassa di scopo sulla pubblicita’ televisiva e/o quota canone concessione di trasmissione televisiva per riequilibrare il sistema; aliquota minima di prelievo dal 5 per mille per le attivita’ culturali”, conclude Siddi. (ASCA)

