Ed eccoci di nuovo, come ogni anno, ad interrogarci sul futuro del nostro settore al Festival internazionale del giornalismo di Perugia. Stavolta parliamo proprio di noi giornalisti, travolti come tutti da una crisi durissima e insieme, però, dalla definitiva affermazione dei social media anche in Italia, che modificano tutti i fattori: prodotto, distribuzione, processo. In sintesi il mestiere. Non a caso anche quest’anno al festival internazionale del giornalismo a Perugia gli eventi centrali sono quelli dedicati ai nuovi media, gli speaker più importanti sono coloro che di questi si occupano, nelle testate d’oltremanica o d’oltreoceano. Nessuno sa ancora fino in fondo come maneggiare tutto questo, in pochissimi sembrano aver chiaro come si possa produrre reddito. Ma le danze sono aperte e tocca ballare, interrogandosi innanzitutto su quanto siamo rimasti chiusi in una sorta di fortino, senza accorgerci che c’era un mondo (i nostri lettori, telespettatori e ascoltatori) pronto a interagire con noi in modo nuovo e diverso, a sottoporci ad un confronto quotidiano con loro, con noi stessi, col nostro modo di raccontare i fatti. Predica umiltà Aron Pilhofer, direttore Interactive News del New York Times, e raccomanda analisi più approfondite. Il pulpito non esiste più, fa eco Mathew Ingram, di GigaOM, che raccomanda apertura e citazione delle fonti, anche quando sono altre testate, senza vergogna. Rendere trasparente anche la genesi della notizia, dunque. Aprirsi, è la parola d’ordine. La traversata è lunga, la riva è lontana, ma si intravede lo spiraglio di una rotta che forse potrebbe essere quella giusta. (FESTIVALPERUGIA)

