I cambiamenti del giornalismo legati alla sempre maggior diffusione di smartphone e tablet sono stati al centro di un incontro al Festival di giornalismo di Perugia (nella foto alcuni ospiti), al quale hanno partecipato il direttore dell’ANSA Luigi Contu, l’amministratore delegato di Telecom Italia Marco Patuano, il direttore de La7 Paolo Ruffini. Presenti anche Thomas Richter, head port. management di Samsung, e Claudia Vago, social media curator, tutti intervistati dal direttore de Linkiesta.it Jacopo Tondelli. Al termine dell’evento sono stati premiati i vincitori del concorso ‘You the mobile journalist’, organizzato da Tim, dedicato a foto e video inviati dagli utenti. “Una grande trasformazione è in atto – ha spiegato Contu aprendo il dibattito -, ma è una trasformazione che sarebbe stupido pensare di fermare. Dobbiamo gestirla, verificando che i segnali che arrivano dal mondo dei social media siano credibili. Questo complica in qualche modo il nostro mestiere, ma offre anche nuove opportunità”. Contu ha spiegato, ad esempio, che l’ANSA “sta lavorando ad un progetto per i video”.Ogni informazione è sensibile
Viviamo nell’epoca dell’infinito scambio di informazioni e della continua condivisione di dati. Ciascuno di noi è circondato da reti, personali o pubbliche, in cui a ogni secondo viaggiano centinaia di migliaia di notizie diverse. Rispetto al passato, quando per scovare un documento era necessario rintracciare il supporto che lo registrasse, il modo di carpire informazioni si è modificato, e occorre essere consapevoli dei modi in cui oggi lavorano gli hacker per potersi adeguatamente difendere. Questo il tema centrale del workshop Ogni informazione è sensibile che si è tenuto all’hotel Brufani organizzata da Giovanni Ziccardi, professore di Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, e gestita da Corrado Giustozzi, professore di Informatica forense dell’Università del Aquila e giornalista scientifico membro dell’Ugis.
Media e politica .
Abbiamo chiesto a Luca Telese, giornalista e conduttore di In Onda su La7, del rapporto tra media e politica nel momento attuale, con un Governo tecnico al comando. Secondo Telese l’esecutivo Monti, se non proprio coccolato, è comunque circondato da un’aurea di religioso rispetto (nonostante alcuni errori che non sono stati troppo accentuati dai mezzi d’informazione), a differenza ad esempio dei governi Berlusconi o Prodi che avevano rispettivamente contro i media di contrapposto orientamento. Per quanto riguarda il peso dei media nella politica, secondo Telese “il giornalismo ha costruito e distrutto le carriere dei Politici”. Due esempi portati dal giornalista del Fatto sono quello della Polverini che senza Ballarò non sarebbe diventata presidente della provincia, o Deborah Serracchiani che “senza quel momento blob” non avrebbe fatto il giro dei Talk Show e ora non siederebbe al Parlamento Europeo. E poi ancora: “l’informazione decide l’agenda dei problemi”. Altra domanda ha riguardato il rapporto tra carta stampata e online, e qui ha portato l’esempio del Fatto Quotidiano, nato da un blog e diventato giornale cartaceo, ed è proprio la carta a dare il peso specifico: “sono poi quelle mille copie vendute che determinano la credibilità.
Abolire l’Ordine?
Dalla sala Lippi una sola domanda: Abolire l’Ordine? Si parte da una risposta: “la norma esclude del tutto la possibilità di ricevere molto pagando poco, è semplicemente impossibile” come ebbe a dire John Ruskin, un economista inglese. Si sono confrontati nel panel organizzato sull’argomento Giancarlo Ghina segretario nazionale Ordine dei Giornalisti, Alessandro Gilioli l’Espresso, Matteo Marchetti Ribalta, Roberto Natale presidente Fnsi, Ciro Pellegrino giornalista freelance e Luca Sappino Ribalta. Si discute sulla riforma radicale dell’ordine, sulle retribuzioni non adeguate, su collaboratori pagati 3/4 euro al pezzo. Il panorama non è rassicurante e i cittadini spesso non ricevono una corretta informazione. Eliminare l’albo forse non risolve il problema perché i due ambigui e differenti percorsi per l’accesso alla professione continuano ad esistere, c’è la scuola di giornalismo da una parte e il giornalismo fatto con le “scarpe”. Da una parte la scolarizzazione e dall’altra un mestiere che s’impara consumando le scarpe, sul campo, la prima deve poter dare la possibilità a tutti di imparare non spendendo 20mila euro e la seconda deve, però, rispettare le competenze e la qualità della professione stessa.
Il meglio del giornalismo online mondiale
In questa edizione del Festival Internazionale del Giornalismo il web e il giornalismo multimediali sono stati ancora una volta al centro di una discussione mondiale sui suoi utilizzi, sulle sue regole e le prospettive. Ma al mondo, non tutti lo sanno, esiste un’associazione che riunisce i giornalisti che lavorano quotidianamente su internet producendo ottimi lavori di giornalismo di inchiesta, partecipativo, statistico. Di questo si è parlato a Il meglio del giornalismo online mondiale nella sala Raffaello dell’hotel Brufani in cui si è presentata la ONA, Online News Association, oltre a riunire i web journalist, assegna ogni anno premi ai lavori migliori e lavora in tutto il mondo per la formazione di nuovi giornalisti pronti ad affrontare la sfida del web 2.0. Kate King, giornalista per Msn Uk, racconta la storia dell’associazione nata nel 1999: “Siamo nati come un piccolo gruppo ma subito dopo abbiamo anche noi sfruttato la rete per allargarci. La situazione infatti è che oggi contiamo più di 2 mila associati in tutto il mondo, abbiamo una conferenza annuale e organizziamo tantissimi corsi di formazione e di aggiornamento dove ci sono i nostri centri. In America e in Europa. Infatti, abbiamo aperto da poco una parte del nostro sito chiamato ONA Local che permette a tutti i giornalisti di trovare il centro più vicino”. (ANSA, FESTIVALGIORNALISMO PERUGIA)

