Realtà in crescita sul territorio, principalmente promosse dalle Chiese locali e legate alla “crescente esigenza” di rinvenire “orientamenti valoriali” e “chiavi di comprensione delle dinamiche sociali ed economiche”. Sono le 96 iniziative di formazione socio-politica censite dal primo rapporto della Fondazione Lanza loro dedicato, presentato a Roma, al convegno nazionale sulla formazione socio-politica “Educare alla cittadinanza responsabile”, promosso dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro e dal Servizio per il progetto culturale della Cei. Le scuole di formazione socio-politica – ha affermato in apertura il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata – non hanno come scopo “la preparazione immediata di un personale politico”, ma sono chiamate a far crescere la “coscienza” della “responsabilità di ogni credente”. Cultura del bene comune. “Abbiamo vitale bisogno di una cultura del bene comune e della responsabilità sociale collettiva”, ha rimarcato mons. Crociata, convinto “che fare formazione socio-politica in questi anni debba significare fornire gli strumenti di conoscenza e di giudizio, alla luce dell’insegnamento sociale della Chiesa ma in una precisa prospettiva”, cioè guardando oltre la crisi “per aiutare a immaginare e a cogliere in anticipo le condizioni del suo superamento”. Scopo delle scuole, ha precisato, non è la “preparazione immediata di un personale politico pronto a spendersi – per così dire – sul mercato del confronto istituzionale e della dialettica partitica”, “tuttavia esse rappresentano un passaggio, che si può rivelare perfino insostituibile, là dove chi si sente chiamato a servire la collettività nella forma dell’impegno politico” prende coscienza “dell’esigenza di far maturare la propria vocazione in un percorso ecclesiale che, nel quadro ordinario della vita cristiana, fornisca elementi specifici di conoscenza scientifica e di giudizio illuminato dalla fede, per esercitare il giusto discernimento e operare le scelte opportune”. La responsabilità di ogni credente. Mons. Crociata ha quindi sottolineato che l’impegno diretto in politica “può essere solo una chiamata personale, non certo un mandato ecclesiale”. D’altra parte, ha aggiunto, “il passaggio dall’ideale di bene alla sua traduzione nella vita associata richiede la capacità di cercare di raccogliere, orientare, convincere, motivare, accordare libere coscienze verso un’unità d’intenti o, almeno, di decisioni il più possibile largamente condivise”. Per questo “l’esigenza di una nuova generazione di credenti impegnati in politica presuppone e contiene un’esigenza più profonda e diffusa di carattere generale”. “La visione cristiana della cosa pubblica – ha rimarcato il presule – richiede responsabili nel pubblico motivati e attrezzati, ma anche credenti coerenti nello svolgimento della loro vita di cittadini. Il senso civico è parte integrante della coscienza morale del credente e presupposto di ogni progetto e iniziativa politica di credenti e di non credenti”. Di conseguenza le scuole di formazione sono chiamate a “far crescere la coscienza” della “responsabilità di ogni credente nella vita sociale e la necessità dello sviluppo del senso civico”.
Una crescente esigenza. Negli ultimi 4-5 anni “si è registrata una crescita nel numero delle scuole/iniziative di formazione all’impegno sociale e politico”, segno della “crescente esigenza” di “rinvenire degli orientamenti valoriali e delle chiavi di comprensione delle dinamiche sociali ed economiche”, riporta il rapporto della Fondazione Lanza. “Sul totale dei 96 soggetti che abbiamo censito ben 57 sono sorti nel decennio 2000, dei quali 35 negli ultimi cinque anni”, ha sottolineato il segretario generale della Fondazione, Lorenzo Biagi, riconoscendo “la difficoltà – probabilmente strutturale al fenomeno stesso delle scuole – di realizzare una mappatura in grado di dare un quadro reale e costantemente aggiornato delle Fisp”. Le scuole, “principalmente emanazione delle diocesi”, sono “spesso realizzate in collaborazione con le associazioni cattoliche locali”. L’offerta formativa – ha proseguito Biagi – è “estremamente qualificata relativamente ai docenti coinvolti e alle tematiche affrontate”. Varietà dell’offerta formativa. Vi è inoltre “un’ampia varietà”: si va da vere e proprie “scuole” – “realtà che hanno percorsi triennali, biennali o annuali, ma con almeno 10 incontri” – a “incontri” – “percorsi che prevedono meno di 10 appuntamenti” -, “attività curriculari degli Istituti di scienze religiose (Issr) o singoli appuntamenti”. “Una grande diversità dell’offerta formativa”, ha riscontrato il segretario della Fondazione Lanza, di fronte alla quale occorre però “cercare di comprendere e distinguere meglio un percorso che può essere considerato una vera e propria scuola, dai corsi di formazione e dai semplici incontri/conferenze di approfondimento”. Di “realtà molto variegata” dovuta alla “complessità del tessuto civile ed ecclesiale” ha parlato pure Francesco Bonini, docente all’Università Lumsa di Roma, segnalando l’importanza di “sostenere questo spontaneo rilancio in un orizzonte non settoriale, ma trasversale”. (CEI,AGENSIR)

