Ma la cultura, il mercato e le leggi attuali hanno contribuito a lacerare questo tessuto relazionale fondamentale, che dovrebbe costituirne, invece, la base. In ogni settore.
Il giornalismo e l’editoria stanno subendo, ormai da anni, questa crisi.
Mancano i fondi dedicati, gli introiti pubblicitari e, soprattutto, normative aggiornate e adeguate, in grado di contrastare una realtà in continua evoluzione, in cui chiunque, tramite social network, blog e profili vari, può avere l’illusione – o l’arroganza – di diventare giornalista o addetto stampa, spesso senza avere alle spalle un’etica, una professionalità e l’accortezza di verificare fonti e fatti, causando smarrimento nell’utente finale, e minando la fiducia stessa verso il comunicatore professionista.
Ma è un settore che soffre anche la mancanza di un confronto deciso tra le parti, di una contrattazione collettiva che permetta anche ai più giovani – che operano spesso non retribuiti o sottopagati, affollando le redazioni o lavorando come free lance – di accedere alla professione, con le dovute garanzie.
Purtroppo la mancanza di queste tutele, del rispetto verso il ruolo del giornalista, può portare solo ad intaccare la qualità dell’informazione stessa.

