A margine della presentazione della relazione annuale dell’Agcom, interviene anche la segretaria generale della Fnsi. Che apprezza il richiamo alla tutela del copyright e dell’equo compenso per lo sfruttamento online dei contenuti giornalistici. Lo fanno «quelle piattaforme che vogliono fare gli editori senza esserlo, senza assumersi il rischio di impresa di essere editori».
Quella dello sfruttamento digitale dei contenuti è «una questione cruciale per il mondo dell’editoria e, in generale, del pluralismo informativo», ha detto il presidente dell’Autorità Giacomo Lasorella. Anche da parte dell’Ordine dei giornalisti c’è apprezzamento per i riferimenti all’importanza dell’informazione professionale.
Nella relazione annuale emerge come la televisione adesso non sia più il principale mezzo di informazione per gli italiani. Un italiano su due (il 52,4%), utilizza la Rete. E tuttavia tv, radio e carta stampata «rimangono fonti informative ritenute più affidabili rispetto a social network e piattaforme». Da qui nasce la «necessità di tutelare e salvaguardare l’informazione professionale».
Più di 11 milioni di persone dichiarano di leggere almeno un quotidiano in un giorno (e non sono certamente pochi), ma nel 2024 si assiste ad una «sensibile ulteriore diminuzione della diffusione media giornaliera pagata, che risulta pari a 1,7 milioni di copie (cartacee e digitali), in calo del 6,7% rispetto al 2023», ha detto Lasorella.
L’European Media Freedom Act è un passaggio importante per Lasorella. E di rilievo è anche la decisione presa da Agcom sull’esercizio di cronaca (‘immagini correlate’) degli eventi sportivi. Sulla par condicio, che entrerà in vigore nuovamente per le Regionali d’autunno, sarebbe «necessario un intervento legislativo che estendesse espressamente la disciplina del silenzio elettorale anche alle piattaforme digitali».