8 Febbraio 2025
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L'incontro promosso anche dall'Ucsi Emilia Romagna in occasione del patrono

Il cardinale Zuppi: “la comunicazione crei speranza”

Matteo Zuppi

Franco Maresca

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha incontrato i giornalisti a Bologna in occasione della celebrazione del patrono San Francesco di Sales. L’iniziativa è stata organizzata anche da Ucsi, insieme all’Ufficio Comunicazioni sociali Ceer e dell’Arcidiocesi di Bologna, all’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, alla Fisc e ad altre realtà.

Il titolo era su «La deontologia nell’informazione e giornalisti con un linguaggio di speranza» e naturalmente era ispirato al tema del Giubileo. L’invito allora di Zuppi è stato quello a “una comunicazione che crei speranza, che non alimenti odio e pregiudizi ma sia piuttosto riflesso della bellezza dell’amore di Dio”.

Silvestro Ramunno, presidente dell’Ordine regionale ha presentato sinteticamente il nuovo «Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti», appena entrato in vigore, che richiama tutti i comunicatori ai doveri verso le persone, sia quelle a cui si rivolgono che quelle con cui trattano.

Da Francesco Zanotti direttore del «Corriere cesenate» e presidente Ucsi Emilia-Romagna sono venute alcune provocazioni sulla difficile situazione dell’informazione, a causa dell’avanzare dei social, che diffondono notizie spesso, se non false, «gonfiate» e rivolte solo a suscitare emozione. Di fonte a ciò, la rapidità dell’informazione, ha sostenuto, è importante, come pure la sua qualità e l’essere ancorati alla concretezza di ciò che si comunica.

Il card. Zuppi, nel trarre le conclusioni, ha indicato l’orizzonte dell’attività di giornalisti e comunicatori, specie quelli cattolici: «Dovete comunicare, con essenzialità ma non superficialità, le cose belle della Chiesa e del mondo, e leggere i segni di tempo, in cui si riflette l’amore di Dio». Zuppi ha anche esortato a «non vendere illusioni e paure, un mercato fiorente ma contrario a ogni deontologia. E nello stesso modo ci deve preoccupare la comunicazione che crea odio, che diviene terreno di cultura di rabbia e pregiudizio».

Il compito dei comunicatori è, invece, quello di «generare speranza, per guarire le ferite».