La figura del giornalista di oggi deve confrontarsi con un mondo in continuo cambiamento, a volte anche privo di riferimenti strutturati e forti, e dominato dalla presenza costante della rete, apparentemente libera, ricca di possibilità e di notizie che arricchiscono la nostra conoscenza ma allo stesso tempo veicolo di misinformazione e disinformazione.
La preponderante presenza delle piattaforme social, delle forme di produzione di notizie legate all’intelligenza artificiale e l’importanza degli influencer che si incaricano non di raccontare le notizie ma di spiegarle al pubblico a scapito dell’approfondimento e della complessità dei fatti riportati, rappresenta un pericolo non solo per la veridicità dell’informazione, ma anche spesso per la dignità dei soggetti coinvolti, privati di un approccio umano da parte di chi si occupa di “fornire” la notizia.
E ci si chiede quanto, effettivamente, il ruolo del giornalista, primo mediatore tra i fatti e i pubblici e paladino di una vera informazione, riscuota oggi la fiducia della società. Il compito dei professionisti è quello di ristabilire la propria credibilità ed autorevolezza, lasciando da parte dunque l’esigenza di seguire uno schema, di rispondere velocemente alle classiche 5 W, ma perseguendo l’obiettivo di un’informazione vera, legittima, approfondita, qualitativamente alta, e dotata del coraggio di rischiare, di chiedere e approfondire pur di arrivare alla verità.
Le 5 M sono proprio il cardine di questa sfida, in quanto pongono nuovamente in rilievo la fondamentale importanza delle fonti, del tempo necessario per una narrazione accurata e vera, di più punti di vista per una notizia completa, di più tutele, diritti e libertà della figura del giornalista, che pur mantenendo la sua indipendenza deve riscoprire l’umanità nei confronti delle persone, restituendo dignità alle loro storie.
E ricordando la bellissima riflessione di Sara Lucaroni, il giornalista deve essere come un albero, le cui radici devono essere ben piantate in un mondo che sta franando, ma che sanno trattenerlo e conoscerlo, raccontandone la realtà e la verità. Solo in questo modo è possibile preservare la libertà e l’indipendenza della nostra professione e la democrazia del nostro Paese.