11 Maggio 2024
Share

Il nostro futuro è tutto da scrivere

Celebriamo celebra la 58esima Giornata delle Comunicazioni sociali, quest’anno sul tema scelto dal Papa “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”.

Francesca Di Palma

L’uso dell’intelligenza artificiale in ambito professionale è senz’altro uno dei temi più dibattuti oggi. Quali lavori svolti dall’uomo saranno sostituiti dall’AI? Anche il lavoro di chi opera nel campo dell’informazione e della comunicazione corre questo rischio? Pare proprio di sì.

Se al momento l’uso dell’intelligenza artificiale si limita ad alcuni ambiti del giornalismo, relativi in particolare alle strategie legate ai contenuti web, è però ormai consuetudine usare questo strumento per automatizzare alcune attività delle redazioni, come si legge anche sul sito dell’Ordine dei Giornalisti che dedica diversi articoli di approfondimento a questo tema. Molte testate nazionali e internazionali impiegano già oggi l’AI, non tanto per la creazione di contenuti quanto per velocizzare e potenziare il lavoro.

Il giornalista oggi è ancora insostituibile, ma resta aperta la grande partita della formazione, che d’ora in avanti dovrà comprendere necessariamente la conoscenza e la supervisione umana – da parte dei professionisti – degli strumenti di intelligenza artificiale.

Che il Pontefice richiami all’intelligenza artificiale nel suo messaggio per le Comunicazioni Sociali non deve stupire. Già ne aveva parlato nella Giornata Mondiale della Pace, facendo riferimento in particolare all’uso di questi strumenti per il solo bene comune.

Francesco sarà presente, a giugno, al G7 di presidenza italiana in Puglia, per partecipare alla sessione dedicata all’intelligenza artificiale. Sarà la prima volta di un Pontefice al G7, a sottolineare l’urgenza di questa tematica e la necessità di dare un’etica alla tecnologia.

Il futuro della professione giornalistica è senz’altro da scrivere, a motivo delle sfide poste dall’intelligenza artificiale e a motivo della grande crisi che attanaglia da anni il mondo dell’informazione e dell’editoria. Una crisi che non sembra rientrare, e lo confermano i dati non positivi relativi alla raccolta pubblicitaria, che fa registrare segno meno per quanto riguarda la carta stampata, la chiusura progressiva delle edicole e di alcuni periodici, e il calo delle tirature dei giornali, anche dei più importanti sul piano nazionale.

Cosa resta dunque? Il Papa invita a “crescere in umanità”, nonostante i tanti interrogativi e le difficoltà che rimangono. “L’informazione – scrive – non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione”.

Lo sguardo del professionista, la sua testimonianza diretta, la trasposizione dei racconti delle persone incontrate, dei testimoni, la potenza delle immagini, potranno essere sostituiti dalla sola intelligenza artificiale? O sapranno i giornalisti formarsi correttamente per consentire a questo strumento di potenziare il proprio lavoro, con le tecnologie oggi disponibili?

Se davvero la crisi dell’editoria sembra minare nel profondo la professione giornalistica e in generale il mondo dell’informazione, è più che mai un dovere adattare il mestiere ai nuovi linguaggi e alle nuove tecnologie, usando i nuovi strumenti come un valore aggiunto e non come un facile sostituto della propria mente e del proprio cuore.

Una sfida cui sono chiamati anche i giornalisti cattolici, che devono tenere gli occhi e il cuore aperti e attenti alla deontologia, all’etica e all’empatia nella propria professione.

La foto è di Maurizio Di schino