Forse le risposte saranno un po’ scontate, ma sono il punto di vista di un ragazzo di 12 anni. Non il nostro. A proposito: le risposte sono genuine, non filtrate dal giornalista che scrive.
d. Che consigli daresti alle giornaliste e ai giornalisti?
r. L’informazione non ha fatto altro che parlare di coronavirus. Durante l’isolamento, infatti, c’erano poche cose da leggere o da seguire in tv per distrarsi un po’. L’informazione avrebbe dovuto concentrarsi anche sulle cose belle al di fuori del coronavirus.
d. Quali, per esempio?
r. A ciò che accadeva nel mondo, per esempio. Sicuramente sarà successo qualcosa di bello, ma i telegiornali si sono concentrati solo sui dati della pandemia.
d. Ma abbiamo bisogno di ripensarci?
r. Sicuramente bisogna vivere in modo diverso finche non ci sarà un vaccino. Bisogna pensare a quello che si può fare, rispettando i limiti.
d. E i giornalisti, invece?
r. Potrebbero trovare le informazioni meno ricercate.
d. Hai qualche consiglio da dare alle istituzioni sul loro modo di informare?
r. Con il coronavirus la vita è proseguita dentro le case e le persone hanno reinventato la vita. Molte loro idee sono andate nel web. Le istituzioni avrebbero potuto portare avanti alcune di queste idee. Dare solo i numeri dei contagiati e dei morti non ha aiutato soprattutto i bambini costretti a rimanere a casa.
d. L’informazione religiosa?
r. Dovrebbe trovare più modi per arrivare alla gente perché è l’informazione religiosa che può aiutare a dare speranza alla gente e anche ad uscire con un sorriso dalla pandemia.
d. Cioè, come?
r. Diffonderla attraverso tutti i social facendo conoscere fatti di fede, soprattutto dei giovani, i quali non sempre vengono presi in considerazione dall’informazione religiosa. Se senti parlare di fede 50 adulti e 2 giovani, tu ti concentri su ciò che dicono i 2 giovani, perché nella semplicità esprimono cose fondamentali che arrivano a tutti.
d. Cosa pensi dell’utilizzo frequente, dall’inizio della pandemia, delle interviste a distanza?
r. Questo metodo sicuramente è innovativo, ma non potrà mai sostituire il faccia a faccia.
d. Perché?
r. A distanza può essere complicato per alcune persone. Penso ai sordomuti, i quali avrebbero difficoltà a comunicare e quindi potrebbero essere esclusi. E poi con il faccia a faccia il giornalista sente direttamente la voce della gente e vede la gente. Uscendo, l’ambiente potrebbe anche ispirare qualcosa che la casa non può trasmettere.
d. Ci sono giornaliste e giornalisti che lavorano senza un contratto, senza una paga fissa alla fine del mese. Secondo te quali regole bisogna seguire per un salario dignitoso?
r. Bisogna pagare i servizi per quello che valgono e non bisogna dimenticare chi non ha un salario fisso e ha il terrore di arrivare a fine mese senza una casa.