Come leggiamo in queste ore sul sito dell’Ordine, con queste nuove linee interpretative dell’articolo 34 della legge 69 del 1963, « i Consigli regionali dell’Ordine, nella loro autonomia, potranno procedere all’iscrizione al registro dei praticanti a seguito dell’accertamento del lavoro giornalistico svolto». L’aspirante praticante, che sarà seguito da un “tutor” (un giornalista professionista” e dovrà seguire un percorso di formazione specifico, dovrà dunque presentare al proprio Ordine regionale i documenti che provino “la continuità dell’attività giornalistica esercitata in maniera sistematica, prevalente e regolarmente retribuita per almeno i sei mesi precedenti la domanda”.
Il presidente Carlo Bartoli parla di “innovazione coraggiosa” e aggiunge: “E’ un piccolo passo ma una coraggiosa innovazione fatta in autoriforma, oggi sono in tanti a lavorare negli uffici stampa, sui social media e con le nuove tecnologie digitali, che svolgono attività giornalistica ma non possono essere riconosciuti, in quanto non hanno una testata di riferimento. Con questa nuova interpretazione andiamo incontro ad una realtà composta soprattutto da freelance e precari che ambiscono ad entrare a pieno titolo nel perimetro del giornalismo. Ovvio che auspichiamo di avere quanto prima riscontri positivi dal nuovo Parlamento per una riforma organica della professione”.

