Ha in mano un mazzo di rose appassite che stride con la tenera eleganza d’altri tempi che porta addosso. Il suo atteggiamento, poi, rivela un disagio inaspettato: a tratti impreca, si mette la mano davanti alla bocca per reprimere se stessa e torna ad imprecare; si blocca per un po’ e ricomincia. Dalle poche parole comprensibili che pronuncia, sembra che ce l’abbia con figure del suo passato.
La donna si siede in uno scompartimento della metro e in quel momento un giovane comincia a suonare il violino per racimolare qualche soldo tra i viaggiatori. Suona molto bene e cattura l’attenzione con le note che riesce ad inanellare tra una curva e l’altra. Molti gli dicono: bravo! E gli lasciano qualche soldo.
La bellezza della qualità musicale del violinista ha l’effetto più inatteso. La signora smette di imprecare. Il violinista se ne accorge, sorride nella sua direzione e continua a suonare per lei. Capisce che sta avendo un effetto terapeutico. La signora, infatti, ha lo sguardo rivolto in alto e sembra ascoltare le note che gli sta regalando il giovane violinista. Anche i viaggiatori sono catturati dalla bellezza regalata dal musicista a tal punto che scollano le teste dagli smartphone, le rialzano e ascoltano con trasporto.
Ma il tutto dura una manciata di minuti. La metro si ferma ad una stazione e il violinista scende per continuare la corsa della sua sopravvivenza quotidiana. La donna ricomincia ad imprecare e le teste dei viaggiatori si reclinano nuovamente sui telefoni per inseguire il mondo.
Nei disagi umani, nell’indifferenza e nella fatica del pendolarismo, la bellezza, senza alcuna programmazione, può avere la straordinaria potenza di strappare piacevole attenzione e soprattutto di portare armonia.