16 Novembre 2025
Share

La testimonianza della giornalista Katja Ferletic: “Nata tra due lingue con il desiderio di unire”

La frontiera come speranza

il tema della frontiera alla scuola Ucsi di Assisi

Paride Collecchia

È Katja Ferletic, capo redattrice del settimanale italo-sloveno Novi Glas (La Nuova Voce), che ha avviato la seconda mattinata delle tre giornate della Scuola di Assisi edizione 2025.

Il bilinguismo del suo contesto e un’esistenza vissuta sulla frontiera tra due Nazioni sono stati il filo conduttore del discorso.

Se un tempo il confine portava con sé un sapore metallico e rappresentava una separazione foriera di diffidenza tra due realtà – situazione che fu sentenziata dall’accordo di Osimo del 1975 –, le sorti mutarono con l’entrata della Slovenia nell’Unione Europea nel 2004 e con la simbolica stretta di mano tra i presidenti italiano e sloveno il 13 luglio 2020. Il confine italo-sloveno divenne così ponte di comunicazione quotidiana: tante famiglie italiane hanno iscritto da allora i figli a scuole slovene, rendendo il bilinguismo una condizione connaturata nei più piccoli. Una realtà che nessuno si sarebbe aspettato e che ci insegna cos’è la speranza.

E che insegna anche al giornalista a immaginare possibili nuovi varchi in qualsiasi realtà.

Narrare un confine come questo significa mettere a nudo le ferite e celebrarne le conquiste.

La coesistenza di diverse realtà e il bilinguismo arricchiscono e non devono separare.

Narrare la speranza rende meno utopica una realtà di convivenza negata in un passato segnato da traumi.

E non è mancata la commozione, ha riferito la giornalista, quando i sindaci di Gorizia e Nova Gorica hanno annunciato l’elezione di entrambe le città, insieme, a Capitale Europea della Cultura 2025.

Tanta curiosità hanno innescato le foto della Piazza di Gorizia con il confine nel mezzo della stessa, da cui è partita una riflessione sui termini “confine”, “frontiera” e “terra di nessuno”, che adesso sono cambiati. E come quelli, è soggetto a trasformazione anche il giornalismo.

A seguire, Ferletic, prendendo spunto dalle numerose domande che il suo racconto ha suscitato, ha aperto uno squarcio sulla sua vita professionale: la vivace redazione di un settimanale, in cui ai redattori si affiancano giovani collaboratori, spesso desiderosi di mettersi in gioco ma che alle volte cadono in un utilizzo poco controllato, evidente, dell’intelligenza artificiale. È su questo tema che si è sviluppato anche oggi una parte del dibattito: l’AI è uno strumento utile e necessario ma il suo utilizzo va presidiato, verificato attentamente. Se è positivo il suo impiego, ad esempio, nelle traduzioni italiano-sloveno di un giornale come Novi Glas, è invece indispensabile la coscienza umana del giornalista: di quella non ci sarà mai una versione artificiale!