L’European Health Literacy Survey promosso dalla Commissione Europea mostra dati inequivocabili e allarmanti. In Europa neppure un cittadino su due comprende adeguatamente una notizia sulla salute. E un giovane su tre non è in grado di riconoscere una fonte attendibile.
Neppute meidci e operatori sanitari sono formati a sufficienza per la comunicazione sanitaria, che resta «una lacuna strutturale». Allora serve, anche nei percorsi accademici, «l’integrazione sistematica della comunicazione e dell’alfabetizzazione sanitaria nei curricula».
Su queste premesse è nato ‘Le parole per dirlo’, il primo laboratorio organizzato da Whin (Web Health Information Network), associazione che riunisce giornalisti, comunicatori e professionisti della salute. L’obiettivo è quello di «promuovere un’informazione scientificamente corretta, etica e accessibile: un momento di confronto e co-progettazione per ripensare come comunichiamo la salute».
I suoi promotori sottolineano come «raccontare bene la salute sia già parte della cura, con le parole che sono il primo strumento di prossimità tra scienza e cittadino, e imparare a usarle meglio significa migliorare la qualità della relazione e della prevenzione».

