Lo spiega Ernest Sagaga, della Ifj, la Federazione internazionale dei giornalisti: «Gli aiuti vengono distribuiti concentrandosi sulle esigenze di sicurezza dei giornalisti, come i dispositivi di protezione individuale e la comunicazione sicura. È stata organizzata una missione conoscitiva per valutare le esigenze dei giornalisti, definire la priorità in termini di assistenza e il modo migliore per fornirla. Sono stati discussi anche possibili corridoi sicuri per il trasferimento all’interno del Paese e l’evacuazione all’esterno secondo necessità. Ad oggi, i fondi donati hanno aiutato ad acquistare dispositivi di protezione, sostenere il trasferimento degli uffici sindacali e fornire consigli di sicurezza ai giornalisti. I nostri affiliati hanno anche ricevuto somme forfettarie per soddisfare le esigenze specifiche dei giornalisti sul campo».
Per chi opera direttamente in Ucraina ci sono almeno due emergenze: la prima riguarda i freelance che arrivano nelle zone del conflitto impreparati, non equipaggiati. La seconda criticità riguarda molti giornalisti locali che in pochi giorni si sono trasformati in corrispondenti internazionali e per alcuni è stato davvero un “salto nel buio”.

