Il lavoro quotidiano di ogni giornalista è “disegnare un orizzonte di speranza”. E’ chiamato a “consumare le suole delle scarpe o a percorrere le strade digitali sempre in ascolto delle persone che incontra”.
Servono dunque “taccuino”, “penna” ma, soprattutto, “sguardo”, per essere veri giornalisti, secondo la sintesi che ne fa Vatican News. Il taccuino perché “annotare un fatto comporta sempre un grande lavoro interiore”, la penna perché è uno strumento della elaborazione del pensiero. E infine lo sguardo (reale e non virtuale) per dare anima agli accessori che utilizziamo).
Lo sguardo “deve essere orientato dal cuore”, perché da lì – afferma, citando il messaggio per le Comunicazioni sociali – “scaturiscono le parole giuste per diradare le ombre di un mondo chiuso e diviso ed edificare una civiltà migliore di quella che abbiamo ricevuto”.
“È uno sforzo richiesto a ciascuno di noi, ma che richiama in particolare il senso di responsabilità degli operatori della comunicazione, affinché svolgano la propria professione come una missione”. Di qui l’incoraggiamento finale a promuovere “iniziative culturali per supportare la diffusione di un’informazione corretta, educando e formando le giovani generazioni”.

