21 Dicembre 2022
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Padre, ho peccato

Il confessore è un frate anziano che gode fama di saggio. Il penitente è un uomo sulla cinquantina. “Beneditemi, padre, perché ho peccato”. “Ti ascolto fratello”.

don Tonino Lasconi

“Padre, ho il dubbio di avere commesso un grosso peccato, rovinando le feste del Natale. Spiritualmente, s’intende”.

“Sei stato a sciare?”

“No. Sono un giornalista cattolico e scrivo prevalentemente su giornali cattolici. D’accordo con le vostre prediche, ho sempre criticato e messo in guardia dal Natale festaiolo, ridotto a fenomeno commerciale, con le sue tradizioni che non sono altro che veicoli pubblicitari. Senonché una sera, in una piazza splendente di luce, affollata di gente gioiosa, mi sono ritrovato a pensare: questa gioia che le luminarie natalizie suscitano non sarà il desiderio, magari inconscio, della luce vera quella che illumina ogni uomo? E perché non accoglierla? Arrivato a casa, mi sono ritrovato a cercare una cometa che mia madre… guai se a Natale non la si appendeva fuori dalla finestra. L’ho trovata e l’ho sistemata sul terrazzo. Capisce?”.

“Si. Allora per peni…”

“No, aspetti. C’è di più. La stessa cosa mi è accaduta per lo scambio dei regali che, d’accordo con la linea dei nostri giornali e del mio parroco, ho sempre demonizzato. Invece, nel supermercato per acquistare le cose serie: acqua, pane, pasta, olio…, mi sono messo a osservare la gente in cerca di gingilli per confezionare i regali. Lei avesse visto la gioia dei bambini che ne volevano tanti e belli – c’è di buono che non credono più a Babbo Natale -, e per riflesso dei genitori e dei nonni. Mi sono lasciato contagiare, ho comperato una confezione di cioccolatini per un collega malato che passerà le feste a letto…, padre, doveva vedere che sorpresa gioiosa quando gliel’ho portata… e mi sono detto: perché criticare questo scambio di doni se il Natale è la celebrazione del dono di Dio all’umanità”.

“Giusto. Allora per peniten…”

“Aspetti, padre, c’è di peggio”.

“Ah sì? Sentiamo!”

“Ho sempre snobbato i presepi e ancora di più l’albero, perché fanciulleschi e fiabeschi. Quest’anno, dopo un giro per presepi con un’amica che praticamente mi ci ha trascinato, rientrato a casa, io che a Natale esponevo l’immagine della Trinità di Andrej Rublev con il sottofondo dell’antifona gregoriana Puer natus est, mi sono messo a cercare il Bambinello, che mia madre metteva in vista sotto le feste, e… padre senta questa: mi sono ritrovato a cantare Tu scendi dalle stelle. Ci crede? E’ grave?”.

“Molto grave”

“E allora mi dia la penitenza?”

“Eh, non te la cavi con tre Ave Maria e un Padre Nostro. Come giornalista, per giunta cattolico, devi impegnarti a fare tutto quello che puoi per superare questa brutta abitudine di puntare l’indice sugli aspetti negativi della realtà, facendoli così scivolare sempre più in basso, invece che di capirne i segnali positivi e sospingerli all’accoglienza del vangelo”.

“Sarebbe fare come fa la pubblicità per i suoi prodotti”.

“Sì, si può dire così”

“Padre, se posso permettermi, non possiamo andare a scuola dalla pubblicità”.

“Fratello, ricorda: I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce. La pubblicità è figlia di questo mondo. Perché non imitarne la scaltrezza?”

 

* l’autore, don Tonino Lasconi, è il consulente ecclesiastico di Ucsi Marche