Dice il Papa, secondo quanto riporta AgenSIR: «Non bisogna temere di lasciarsi interpellare dalle sfide e dalle opportunità che il tempo presente propone. In questo dovreste essere esperti: esperti di cambiamento!». Per farlo, visto che i processi comunicativi cambiano continuamente e velocemente, serve un «di più di progettualità e visione».
Però, aggiunge ancora il Papa «il cambiamento, per essere affrontato e gestito in maniera fruttuosa, richiede una buona capacità educativa e formativa. Vi invito a guardare, in modo particolare, alle nuove generazioni e a individuare i percorsi più adatti per stabilire con esse contatti significativi».
L’abc del buon comunicatore è “Incontro, ascolto e parola”, azioni che devono guidare il lavoro dei comunicatori. Nell’incontro con l’altro bisogna «aprire il proprio cuore, senza finzioni, a chi si ha davanti. L’incontro è il presupposto della conoscenza. Se non c’è l’incontro, non c’è comunicazione: ma perché c’è l’incontro ci vuole la sincerità, far finta di incontrarsi, quello è brutto. Poi viene l’ascolto. Molto spesso ci accostiamo agli altri con le nostre convinzioni, fatte di idee preconfezionate, e rischiamo di rimanere impermeabili alla realtà di chi abbiamo di fronte. La parola, uscita dal silenzio e dall’ascolto, può diventare annuncio, e allora la comunicazione apre alla comunione. Noi stiamo in una cultura che è caduta nell’aggettivismo: solo aggettivi, si perde la sostanzialità delle cose. Questa stessa dinamica può imprimere anche una svolta per le diverse conflittualità che sembrano voler fagocitare questo tempo”.
Infine la raccomandazione: «cambiare non significa assecondare le mode del momento, ma convertire il proprio modo di essere e di pensare, a partire dall’atteggiamento di stupore di fronte a ciò che non muta eppure è sempre nuovo! Stupore che è l’antidoto contro l’abitudine ripetitiva e l’autoreferenzialità”.
Riguardao alla natura del Copercom, il Papa insiste: «Coordinare non è un’attività semplice, richiede pazienza, visione, unità d’intenti e, soprattutto, la valorizzazione delle singole identità associative, che vanno poste a servizio dell’insieme. Occorre far fruttificare i talenti e le competenze a beneficio di tutti, a servizio della Chiesa in Italia».