Camminano veloci per andare incontro a una persona morta, ma trovano un sepolcro aperto e una tomba vuota. Erano pronte a vivere ancora una volta il dolore per la morte di Gesù e si ritrovano di fronte a qualcosa di inatteso e incomprensibile. Ascoltano alcune parole, ma non ne capiscono il significato, parole che dovrebbero tranquillizzare, ma invece suscitano paura e sbigottimento: «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?» (Luca 24,5).
L’annuncio degli angeli alle donne risuona anche oggi, per noi.
Risuona in questo tempo in cui siamo quotidianamente raggiunti da notizie di morte, di odio e violenza per le ultime sanguinose guerre in atto – tragedie insensate che si aggiungono alle tante altre che in diverse parti del mondo si stanno consumando, anche da tempo, ma di cui sappiamo molto poco – e la fa insieme ai racconti di tanti gesti, piccoli e grandi di solidarietà, di generosità.
Risuona per noi, per le nostre vite, per il nostro Paese, nel bel mezzo delle lentezze e delle ineguaglianze che sperimentiamo, ma anche dell’impegno e della creatività che siamo in grado di esprimere in tanti campi.
Le parole pronunciate dagli angeli ci interrogano e ci mettono in cammino. Ci aiutano a compiere un passaggio, ossia a vivere la Pasqua, come quella vissuta dal popolo ebraico passato dalla schiavitù dell’Egitto alla liberazione nella terra promessa, come quella di Gesù che è morto per noi, perché noi potessimo avere la vita.
L’ascolto delle parole degli angeli allora diventa un augurio, l’augurio per questa Pasqua. Sono parole che ci spingono a fare un passo in più, ci invitano ad aprire i nostri occhi e le nostre orecchie per vedere e sentire i gesti e le parole di speranza e fraternità che senza clamore si fanno strada, per cercare i segni della presenza e della vittoria dell’Autore della vita proprio lì dove tutto parla di morte e di ingiustizia, nei tanti sepolcri del nostro mondo.
L’autore, Padre Giuseppe Riggio, è il consulente ecclesiastico nazionale dell’Ucsi