22 Maggio 2013
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Politica e giornalismo: due vasi comunicanti

 

Per padre Occhetta “politica e giornalismo sono come due vasi comunicanti. Se il livello della politica è molto alto significa che il giornalismo è molto dipendente”, mentre “quando a essere alto è il vaso del giornalismo significa che la politica è svuotata di valore e i centri decisionali si sono spostati altrove” rispetto alle istituzioni, “ad esempio nei salotti della politica”, nei talk show, sul web. D’altronde “la crisi del rapporto che il giornalismo ha con la politica può essere un kairos, un momento favorevole”, affinché la professione giornalistica e i media ripensino le proprie dinamiche, i propri linguaggi. 
Citando anche le Sacre scritture, Occhetta ha ricordato alcune incombenze tradizionali che spettano al giornalista: reperimento delle notizie, verifica delle fonti, gerarchizzazione delle notizie, interpretazione e contestualizzazione dei fatti, commento e presentazione delle notizie. Quasi tutte, ha aggiunto, messe radicalmente in crisi dalle trasformazioni tecnologiche. Solo l’interpretazione e la contestualizzazione dei fatti collocano “l’agire politico su un orizzonte”, rimediando all’attuale “info-obesità” (Eric Scherer), consentendo di filtrare le notizie e di ripresentarle entro un quadro interpretativo che, ad esempio, Internet non riesce non fornire.

 

Fra i limiti del giornalismo politico che, secondo il gesuita, andrebbero affrontati, affiorano la disponibilità a concedere il microfono ai personaggi politici senza che siano poste loro vere domande, cosicché “il politico parla direttamente al pubblico, quasi senza mediazione giornalistica, dando l’illusione di un rapporto diretto e personale”. Ancora: i politici di oggi “non sono abituati alle domande e giornalisti le fanno con difficoltà, anche perché vige la pessima abitudine che i giornalisti seguono la parte politica di cui condividono l’orientamento”. Occhetta sottolinea inoltre l’importanza del linguaggio: “Se Grillo grida al golpe bisogna che il giornalista spieghi cosa è un golpe vero”. Infine occorre “vigilare perché la politica non comprometta i principi di indipendenza, di imparzialità e di libertà” dell’informazione. “In questo sistema in cui sta crescendo una classe di giovani giornalisti precari, il giornalismo rischia da qui a dieci anni di svuotare il proprio ruolo di servizio pubblico”, senza più costituire una forma di “controllo della classe politica ed essere un garante della democrazia”.