2 Luglio 2013
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POURQUOI LES JOURNAUX MEURENT-ILS (perche’ i giornali muoiono)

giornaliJoshua Benton direttore del Nieman Lab di Harvard, analizza i metodi per suoperare la crisi dei giornali. ‘’Ci saranno ancora dei giornali fra dieci anni? Non lo so. Penso che ci saranno ancora delle imprese editoriali che ne avranno conservato i nomi e che forse avranno anche una declinazione su carta, come per esempio un magazine di qualità che esce nel fine settimana, ma produrranno l’ essenziale, e cioè tutto il loro contenuto, per il web. Non so se ci saranno ancora dei quotidiani come li conosciamo oggi’’.E’ la previsione di Joshua Benton, giornalista e direttore del Nieman Journalism Lab di Harvard, uno dei principali centri mondiali di analisi dell’ innovazione nel campo dei media. In una intervista pubblicata sull’ ultimo numero di Next.libération, , Benton racconta ‘’Perché i giornali muoiono’’. Analizzando con severità i metodi scelti dagli organi di stampa per reagire alla crisi e denunciando le incertezze e le illusioni che ancora dominano il mondo dei quotidiani Usa e dei loro giornalisti, che, nonostante tutto, continuano a pensare che un articolo che va sulla’’prima’’ dell’ edizione su carta sarà visto sempre in maniera più positiva rispetto a un articolo web, pur se più letto e più condiviso. 
   Benton denuncia fra l’ altro anche una forte miopia nella gestione del ‘mobile’:  ”non c’ è una reale innovazione in termini di applicazioni, di design dei siti, di segnalazione delle notizie – dice -, non ci sono dei buoni mezzi per gerarchizzare gli articoli, non è emersa nessuna grammatica nuova. E’ il settore principale in cui i giornali dovrebbero innovare, ma nessuno se ne interessa, o almeno non in maniera convicente. Si potrebbe paragonare tutto ciò all’ epoca dei primi siti web: i giornali vedevano il loro sito web come una cosa complementare, mentre la carta restava il ‘’vero’’ prodotto. Oggi il mobile è visto come un complemento e il sito web come il vero prodotto. I siti mobili di alcuni giornali sono una vera vergogna”. (NEXTLIBERATION)