«Lo so che non ci crederete» diceva ai pastorelli che le si erano radunati intorno in quella notte di Luce «ma è accaduto davvero…». La luna e le stelle si affacciarono al tetto del cielo; anche gli alberi diressero le loro fronde verso quella voce. Il maniscalco fermò il suo lavoro e le greggi tacquero. Tutto il Creato si mise ad ascoltare… «Un Natale così non si era visto mai. Il Bambino Gesù era stato atteso con grande desiderio: dopo un anno di carestie, pestilenze e grandi calamità tutti attendevano la nascita del Salvatore. E in quell’attesa erano racchiuse tutte le speranze del mondo. I presepi in ogni casa si costruirono con più cura di sempre, la stella cometa era, se possibile, ancora più luminosa sopra la Grotta… Gesù nacque anche quell’anno. Ma la mangiatoia rimase misteriosamente vuota».
La storia si fa interessante, così, mi avvicino ancora un po’ per ascoltare con più attenzione: «Maria e Giuseppe, sorpresi pure loro, non sapevano cosa dire ai pastori che piano piano giungevano in visita… ma dopo un po’ di smarrimento generale ecco gli Angeli a spiegare ogni cosa. “Il vostro Salvatore quest’anno si terrà un po’ in disparte” dissero con voce soave. “Lui è in mezzo a voi anche se non lo vedete. E questa sua apparente assenza è, in realtà, un esercizio di memoria per il mondo”. Subbuglio nel Presepe per questa notizia assai strana… ma gli Angeli spiegarono: “Egli è venuto per abitare le tante attese e le tante assenze che affollano il cuore delle donne e degli uomini. La mangiatoia vuota serve a ricordare che, insieme a Lui, anche ciascuno di voi deve abitare queste attese e queste mancanze”. Allora ogni piccolo personaggio comprese. E si ricordò di fare qualcosa per chi aveva più bisogno… non si dimenticò più di sorridere al vicino afflitto da un grande dolore, né di condividere il proprio pane con la vedova rimasta sola a crescere i figli. E il Presepe, da quella Notte, non fu più lo stesso».
Quest’anno, il mio Presepe betlemmitano ha trovato posto vicino alla scrivania di lavoro. E stavolta la mangiatoia, come in quella storia di altri tempi, resterà vuota. Per ricordarmi che la Presenza risplende nelle storie segnate dall’assenza e dall’attesa. Come l’assenza del piccolo Youssef dalle braccia della sua mamma; l’assenza di Patrick dalla sua casa e dai suoi studi; l’assenza di nonna Giovanna che se n’è andata a causa del Covid-19; l’assenza di Valentina che è partita troppo presto per il cielo; l’assenza di “Folletta” dagli affetti dei suoi cari. E, insieme, l’attesa di una madre e di un padre della verità per un figlio, strappato alla vita con crudeltà e violenza.
Guardo a quella mangiatoia vuota. E sento che solo così sarà ancora una volta Natale.