
Il mattino del 5 febbraio un gruppo di uomini, infatti, è arrivato in casa di Jiménez de la Cruz nella città di Coatzacoalcos al sud di Veracruz. Il giornalista, che collaborava con i quotidiani regionali Notisur e El Liberal del Sur, viene prelevato e caricato sopra un camioncino. Appena avuta la notizia, la redazione di Notisur chiede sul proprio sito Web, l’intervento delle autorità per ritrovare il collega soprannominato Goyo. Un appello ripreso anche da numerosissimi giornalisti messicani e stranieri in varie città e sui social network. Con l’hastags #HastaQueAparezcaGoyo l’appello si è diffuso ovunque.
Il Messico, ed in particolare i giornalisti di Veracruz, sono le prime vittime di questa strage che, da quattro anni, li condanna a morte. Degli 87 giornalisti trovati senza vita 10 erano infatti originari della cittadina del sud-est.
I loro “predatori si chiamano Zetas, e, insieme ad altre organizzazioni criminali, li rapiscono ed uccidono, talvolta con la complicità di autorità locali federali corrotte” denuncia Reporters without borders nella classifica sulla libertà di stampa del 2014 che vede il Messico alla 152esima posizione su 180 paesi.
Oltre mille poliziotti e militari sono stati messi mobilitati per cercare Goyo. Cinque sospetti sono stati arrestati, tra questi anche una vicina del giornalista. L’indagine ha privilegiato la pista di “dispute personali” tra Goyo e questa donna, padrona di un bar. La signora, infatti, avrebbe fatto uccidere l’uomo da una “cellula criminale” per 20mila pesos (1100 euro).
Questa pista è stata fin da subito contestata dai giornalisti di Veracruz: “Chiediamo una indagine seria che non si allontani dall’ambito professionale” conferma Gregorio Antonio Hernández, corrispondente locale di Radio Lobo il quale precisa che il suo collega stata indagando proprio su una serie di rapimenti. Uno di questi riguardava un dirigente di un sindacato il cui corpo è stato ritrovato proprio accanto a quello di Goyo.
La stessa richiesta di seguire anche un’altra pista è stata presentata anche da parte dell’Organizzazione per la difesa della libertà di stampa, da Amnesty International e da Article 19. “Le autorità escludono l’ambito professionale per nascondere i problemi di protezione dei giornalisti e l’impunità degli assassini” critica Ricardo Gonzalez, responsabile per il Messico di Article 19. Ma un “meccanismo di protezione dei giornalisti e dei difensori dei diritti dell’uomo” è stato messo in atto nel 2012. “I suoi mezzi sono però limitati – spiega Gonzalez – I giornalisti non ne fanno appello sfiducia verso le autorità corrotte”. (TMNEWS)