Non ci sarà il carcere per chi diffama, la sanzione massima sarà di 50mila euro. Rettifica on-line solo le testate registrate e gli articoli pubblicati. Nessun obbligo per i commenti. Il vicepresidente del Csm Vietti solidarizza con i magistrati della Cassazione per le “critiche inaccettabili nei toni” arrivate da Sallusti. Il presidente della Fieg Anselmi (nella foto): norme “assurde e pericolose”. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Jacopino: “È una pistola puntata alla nuca” dei giornalisti”.
Oggi queste norme sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa. E’ auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente – afferma dal canto suo il presidente Fieg, Giulio Anselmi -. Le norme sulla stampa in discussione al Senato – afferma – introducono un elemento di buon senso con l’abolizione del carcere, pena evidentemente sproporzionata, ma propongono anche elementi assurdi e pericolosi per la misura delle sanzioni economiche e per le modalità delle rettifiche. Sanzioni economiche e rettifiche sono elementi di per sé giusti se commisurati all’entità del danno e alla tutela dell’onorabilità delle persone offese, ma allo stato appaiono falsati da una volontà vessatoria nei confronti dell’informazione. Oggi queste norme – conclude il presidente Fieg – sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa che è fondamento della democrazia. E’ auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente.
“Diffamazione: una pistola alla nuca”: il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha commentato così il testo delle nuova normativa sulla diffamazione, messo a punto dalla commissione Giustizia di palazzo Madama. “Sì, noi siamo ‘choosey’, schizzinosi e incontentabili quando si tratta di garantire ai cittadini il diritto alla verità – si legge in una nota -. Il Senato, approvando la nuova normativa sulla diffamazione, si assumerà una grave responsabilità. E’ ben più di una legge bavaglio: è una pistola permanentemente puntata alla nuca di migliaia di giovani, messa liberamente in mano a chiunque voglia emulare i più spietati killers della mafia”. L’Ordine dei giornalisti, continua il comunicato, ricorrerà alla Corte di Strasburgo, qualora la legge venisse approvata. “La Corte (sentenza 17.07.2008 su ricorso n.42211/07), in un caso di asserita diffamazione, ha condannato l’Italia a un risarcimento di 60.000 euro, annotando, tra l’altro, che la sanzione pecuniaria inflitta all’imputato dai giudici italiani era una interferenza sproporzionata e non ‘necessaria in una societa’ democraticà. La condanna (41.315,00 euro), data la situazione del ricorrente, era, infatti, ‘suscettibile di dissuaderlo dal continuare ad informare l’opinione pubblica su temi di interesse generalé”, spiega l’Ordine dei giornalisti. “I giornalisti non vogliono l’impunità. Chi di loro sbaglia deve essere chiamato a risponderne. A cominciare dalle pesanti sanzioni deontologiche che arrivano sino alla radiazione dall’Ordine. Ma solo chi vive in un’altra realtà può immaginare che il rischio di un risarcimento, in sede penale, fino a centomila euro (senza contare le altre misure), possa garantire ai giornalisti quella serenità necessaria per offrire ai cittadini una informazione libera, rispettosa della verità e delle persone, pacata e responsabile. Ci sono migliaia di giornalisti che debbono lavorare anche oltre dieci anni, sfruttati da editori contro i quali lo Stato continua a non fare nulla, per mettere insieme quella cifra che viene prevista con una disinvoltura che documenta quanto è grande il distacco tra società e politica”. (ASCA,ANSA,ODG)

