Come tutti i sessantenni, ho fatto in tempo a conoscere periodi nei quali per le “parolacce” c’erano spazi e momenti, opportunità e inopportunità: come non ricordare l’imbarazzo che si provava a usare, in pubblico, le mitiche espressioni dette, chissà perché, “da camionista”?
Al netto delle ipocrisie (che c’erano ed erano notevoli), nulla di confrontabile con gli avvenuti (da tempo) sdoganamenti che adesso, in qualunque ora e ovunque, consentono di ascoltare espressioni di ogni tipo: più crude sono, meglio è e più veloce la necessità, l’obbligo, di trovarne di ancora più crude in una rincorsa al cattivo gusto che pare non aver fine.
Tra fattacci di nera e parolacce di bianca, in un sistema mediatico dove volgarità e grossolanità sono prassi normali e ormai incapaci di scandalizzare sul serio, a risultare davvero controcorrente, scomoda, alternativa può solo essere quella che un tempo si sarebbe chiamata “buona educazione” o “eleganza” o “rispetto” o “decoro” o “pudore” o “continenza”.
Mettiamoci dunque alla testa di un movimento, controcorrente e scandaloso, che rivendichi il diritto a una televisione davvero … brutta, sporca e cattiva: con programmi dove il massimo della parolaccia sia “accidenti” e, soprattutto, con una moratoria globale (almeno un anno) per la “nera” fatta come la vediamo fare. Adesso che ho più tempo per guardarla, la tv in certi pomeriggi, credo che certe signore, che in quei pomeriggi con quel tipo di “nera” la fanno da padrona, andrebbero cortesemente cancellate dal video e spedite altrove con i loro gridolini.
Torniamo dunque sulle montagne. Resistiamo al volgare. Innalziamo i vessilli del decoro. Guidiamo una lotta di elites (il popolo ormai è perduto) verso programmi tv che ricomincino a parlare al cervello lasciando perdere le budella. Mettiamo dei fiori nei loro cannoni. E siamo realisti: pretendiamo l’impossibile.