La pandemia certamente ci lascia un modello diverso di giornalismo. Nel mio settore (quello televisivo) sono state finalmente ‘sdoganate’ le interviste a distanza, abbiamo preso dimestichezza (chi più, chi meno) con il linguaggio scientifico, abbiamo applicato alcune logiche tipiche delle tv allnews anche alle realtà medio-piccole in ambito regionale e locale. Nello stesso momento siamo stati molto più limitati negli spostamenti, ci siamo incollati al computer e anche nella dimensione più ristretta abbiamo imparato a gestire il flusso di notizie e soprattutto di video che ci piombavano addosso. Insomma, abbiamo consumato meno le “suole delle scarpe” e di più la nostra vista.
In generale abbiamo ricevuto maggiore attenzione da parte di tutti e abbiamo recuperato, in media, un po’ di fiducia dell’opinione pubblica. Siamo stati, soprattutto nella prima fase, il ‘galleggiante’ a cui molti si sono aggrappati per ricevere informazioni attendibili e verificate.
E’ un patrimonio che non dovremmo disperdere, questo, quando le cose torneranno del tutto normali. Eppure all’orizzonte restano molte nubi. L’emorragia dei posti di lavoro continua, il precariato per molti giornalisti è una costante, l’equo compenso per tutti, di fatto, resta un miraggio. Persino il futuro del nostro istituto previdenziale è fortemente a rischio.
Dall’altra parte, quella degli editori, si sottolinea che le aziende perdono copie, abbonamenti e pubblicità, che il digitale comprime i ricavi e gli utili, che gli ‘over the top’ cannibalizzano il mercato. Tutto vero, certamente, e allora una soluzione sarebbe un rinnovato sostegno dello Stato, più forte, diretto e selettivo di quello erogato finora.
In questo contesto di profonda incertezza abbiamo chiesto ai nostri preziosi collaboratori di scrivere qualcosa su questa ripartenza. E’ il #restart che utilizziamo come hashtag in questa nuova rubrica che vi terrà compagnia, se vorrete, in questo scorcio di piena estate. E che farà vivere ogni giorno il nostro sito. Proiettandoci anche al congresso nazionale della nostra associazione, che si svolgerà a fine settembre a Roma.
Anche per l’Ucsi ci sarà un #restart, in un contesto che in questi cinque anni (dal congresso di Matera del 2016 ad oggi) è profondamente mutato. E con le nostra antenne ancora sintonizzate sulle parole forti che il Papa ci rivolse appena due anni fa (leggi qui).