Perché la giornata di oggi serve solo se genera frutti, se ci consente davvero di fermarci a riflettere su quello che facciamo, di guardare alla luna e non al dito, di creare rete (come scrive qui a fianco don Stefano Cascio) senza chiuderci nel nostro ‘fortino’.
Quel giornalista aveva attraversato almeno tre ere della nostra professione e aveva potuto misurare ogni volta l’impatto di un messaggio (quello dei pontefici) in una categoria (la nostra) sempre più distratta e anche un po’ autoreferenziale. Ancora oggi, nel mezzo di una crisi professionale senza precedenti, le parole del Papa possono essere “acqua che scorre sulla pietra” o “acqua che quella pietra la incide davvero”.
Da parte sua, papa Francesco, come emerge con grande evidenza nei tanti commenti del libro “ComunIcare” curato da Vincenzo Varagona e Salvatore Di Salvo, ha sempre colto nel segno, affrontando i temi più caldi e di rilievo per l’informazione e i giornalisti.
Oggi pone l’accento sull’utilizzo sempre più pervasivo, nelle nostre redazioni, dei sistemi automatizzati (l’intelligenza artificiale) che sta prospettando un futuro ancora più incerto. Per due ragioni: riduce l’occupazione (i dati sono sotto gli occhi di tutti) e compromette la qualità del giornalismo.
Con meno giornalisti e con un giornalismo peggiore rischiamo davvero di arrivare all’apice di quella disintermediazione di cui parliamo ormai da anni. E che probabilmente (penso io, perché lavoro da trent’anni in questo settore) è cominciata con la crescita tumultuosa e disordinata delle emittenti televisive locali, negli anni Ottanta e Novanta. Già allora, in quel far west dell’etere, cominciarono a saltare qua e là le mediazioni tradizionali, quelle dei giornalisti veri (e con un contratto). Si realizzò una ibridazione mai vista prima fra informazione e spettacolo, le notizie spesso non le dava più il giornalista ma l’intrattenitore, il presentatore di turno.
Quello fu il segnale di ciò che poi è accaduto negli anni seguenti. Ci furono moltissime lodevoli eccezioni, in particolare nell’editoria cattolica, ma la direzione ormai era segnata. Quella tendenza si è cristallizzata con l’avvento del web e dei primi portali d’informazione. Ed è letteralmente esplosa con i social e, adesso appunto, con l’applicazione dell’intelligenza artificiale. Con una aggravante: prima perlomeno consumavamo tutti la suola delle scarpe, ora divoriamo voracemente i nostri monitor sulla scrivania.
Papa Francesco ci sollecita ad inquadrare il problema e ad affrontarlo con realismo e slancio, oltre l’ostacolo. Parlando dell’empatia, dell’umanità, del cuore. E rilanciando le grandi domande che sottendono al dominio delle macchine: chi le governa? E come, con quali criteri? Ma, soprattutto, quali effetti sta provocando tutto questo sull’uomo e sul pianeta?
Ecco perché questa giornata serve ancora, diro oggi a quel mio amico, perché mi ha consentito di pensare un po’ sul senso di quello che faccio ogni giorno, dalla mattina alla sera.